Enzo Iacchetti: “La televisione fa il business sugli orrori!”

Edicola Gennaio 19, 2015

Enzo Iacchetti: “La televisione fa il business sugli orrori!”

Lo storico conduttore di Striscia la notizia Enzo Iacchetti ha deciso di sorprendere il pubblico con lo spettacolo teatrale a cui ha preso parte, intitolato Il vizietto: “Io nasco attore, non conduttore televisivo: ho fatto teatro e poi sono andato in tv. In questo senso gli Americani hanno ragione: uno che fa questo mestiere deve saper fare di tutto: cantare, ballare, recitare, condurre e…Vestirsi da donna!“. Nella commedia, infatti, Enzino veste dei panni femminili, ma il suo ruolo è ben lontano dalle gag comiche che inscenava col collega Ezio Greggio a C’è posta per te: “Lì ho fatto una “Zazà iachettiana”, senza correre il rischio di banalizzare il personaggio, perché vestirsi da donna e andare da Maria De Filippi è un conto, un altro è vestirsi da donna e cantare I am what I am di Gloria Gaynor, un inno alla diversità! A volte piango mentre la canto, pur non essendo omosessuale“. Dopo aver ironizzato sulla sua fisicità (“Direte: ‘Caspita, però le gambe son dritte! Ma è tutto truccato: ho i collant contenitivi, i trucchi per la pancia, indosso parrucche molto belle…”), torna serio quando si parla dell’attualità della pièce: “Nei Paesi più intelligenti del nostro non è un problema, quello della coppia di fatto. Per cui, fare uno spettacolo dove alla fine uno si alza e dice “Però forse hanno ragione loro” ci fa sentire un po’ gli ultimi della classe. Mi dà fastidio pensare che sia uno spettacolo che lancia un messaggio: è una commedia straordinaria, che lanciava un messaggio quarant’anni fa! In alcuni posti lo hanno recepito vent’anni fa, in altri dieci, da noi c’è ancora questa lotta intellettuale“. Quando gli si chiede se in tv farà qualcos’altro oltre Striscia, Iacchetti risponde: “No, solo quei 40 giorni di Striscia. Adesso non mi viene in mente più niente. Prima progettavo per la tv, ma ho preso tante sberle e tanti no, così adesso scrivo e produco per il teatro e per tanti giovani: spendo i soldi così. A Milano c’è stato il mio spettacolo Come Erika e Omar è tutto uno show, ispirato ai due ragazzi della tragedia di Novi Ligure. Tutti pensano che io rievochi un fatto drammatico; in realtà io affronto il disagio familiare e in più la televisione, che, come succede una cosa, invade. Il garage di Avetrana diventa un simbolo, il biondino di Garlasco diventa un simbolo, Amanda Knox vende milioni di libri. La tv fa business sugli orrori: ecco, è questa la grande critica. Io mi sento pulito: investo un sacco di soldi nel mio teatro, ma mi dico “Bene, faccio una produzione, almeno creo posti di lavoro!“.

Fonte: Cronaca Rosa

COMMENTI