‘The Voice of Italy 3′: l’opinione di Isa sulla nona puntata

Isa Aprile 23, 2015

‘The Voice of Italy 3′: l’opinione di Isa sulla nona puntata

Ultimamente, abituata ai serali di Amici, mi fa quasi strano seguire un talent show musicale in cui per tre ore si parla solo di musica, cioè mi aspettavo che da un momento all’altro, chessò, partisse un video che insinuasse ship tra concorrenti a caso o che Ax e Pelù iniziassero a prendersi a testate o che Francesco Facchinetti leggesse una qualche lettera lacrimevole scritta a papà Roby con tanto di bambini che uscivano da dietro le quinte portando palloncini colorati. Nulla, solo musica, esibizioni, giudizi, risultati e poi altre esibizioni. Provo solo a immaginare se una roba del genere osassero proporla alla De Filippi

Comunque, veniamo a noi, questa tornata di Knock Out mi è garbata parecchio perché praticamente sono passati tutti i miei preferiti, però devo dire che dopo ieri credo di avere in assoluto una nuova preferita. In realtà l’avevo già commentata (e lodata) durante la Battle ma quando ieri quella piccoletta di Carola Campagna ha cantato Ti sento misurandosi con la voce femminile italiana tecnicamente più difficile da raggiungere, quella di Antonella Ruggiero, beh, ho sentito il bisogno di togliermi il cappello, fare un applauso e accennare una ola. Incredibilmente brava! Questa ragazza è del 1997, è praticamente una bimba, e già si porta dietro delle doti del genere, non importa nemmeno che vinca The Voice, ciò che conta è che una voce del genere e una tale “delicatezza” nel canto (cosa che al giorno d’oggi ormai latita, abituati come siamo a voci sporche a tutti i costi) non vengano perse, lei ha ancora una vita davanti per sfondare e glielo auguro davvero di tutto cuore perché se a 18 anni è già così a 28 potrebbe essere un portento assoluto, chapeau!

Per il resto per quanto mi riguarda la puntata è stata molto all’insegna del girl power perché oltre alla splendida Carola ho adorato anche Tekla (che avevo già adorato alle Battle) che alla voce potente e ben dosata abbina un look vincente e un modo di stare sul palco che ti spinge a guardarla anche se stai lavando i coltelli e rischi di affettarti un dito, e Roberta Carrese che con quella chitarra e quel “portamento” che fa molto Alanis Morissette ha un animo rock e una timbro internazionale da fare invidia a moltissimi cantanti nostrani, anche molto affermati.

Meno esaltanti, invece, i maschietti. Nonostante sia stata felice che abbia passato il turno voglio rivedere l’Andrea Orchi delle selezioni, già nelle Battle non mi aveva convinto e non mi ha entusiasmato nemmeno ieri, ridategli il suo pianoforte e ridatemi quell’atmosfera magica che era riuscito a creare la prima volta che è salito su quel palco! Emanuele Esposito, che sin dall’inizio era uno dei miei preferiti, ieri ha completamente steccato l’esibizione volendo fare più di quello che le sue doti vocali gli consentono: Lele per me ha proprio un bel timbro, è giovanissimo e ha infinite potenzialità, se riuscirà a prendere atto anche dei suoi limiti e riuscirà a gestirli tirando fuori solo il meglio potrà andare lontano… certamente le strigliate dei giudici, compreso il suo coach Ax, gli serviranno da primo insegnamento. Ciò non toglie che a 18 anni qualche colpo di testa che porta a esagerare può anche essere ammissibile, su, son ragaaaaaaaazzi!

Bene Tomaso Gregianin che con quella voce da oltretomba a me affascina non poco, sentire poi il suo timbro lugubre su un pezzo di Tiziano Ferro è stata davvero un’esperienza mistica, così come è una esperienza mistica vedere di volta in volta quali saranno gli outfits che sceglierà per salire sul palco, ieri era un “prete esorcista jamaicano” (cit J-Ax), adoro!

Fabio Curto ha quel timbro maschio e graffiato che me ne frego del fatto che il pezzo dance che ha scelto ieri non lo valorizzasse affatto, a me farebbe effetto afrodisiaco anche se cantasse la pubblicità dei Pavesini.

Infine Dany Petrarulo. Che dire, lui è bravissimo, la voce ce l’ha tutta però, lo ammetto, ho trovato un po’ paracula la scelta di portare il brano di Conchita Wurst. Non so, è come se ogni volta Dany ci volesse ricordare la sua storia. La conosciamo, ce l’ha raccontata e tutti noi lo abbiamo apprezzato e gli abbiamo dato una pacca virtuale sulla spalla. Detto ciò a noi interessa solo la sua voce e quella non ha bisogno di nessun contorno a renderla più forte. A Maria De Filippi non piacerebbe questo elemento.

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