Alba Parietti alla madre scomparsa: “Come sono stata stupida da giovane, volevo una mamma borghese e non artista. Forse ora sono la donna che desideravi!”
Edicola Novembre 6, 2015
La conduttrice ed opinionista Alba Parietti ha scritto per il settimanale Chi una lettera dedicata a sua madre, scomparsa cinque anni fa, e lo ha fatto partendo da una lettera che sua madre Grazia, a sua volta, aveva scritto in occasione della morte di sua madre. “‘Quante volte ti ricordo, cara mamma, l’ultimo tuo sguardo sovente mi torna in mente, lo sguardo sofferente che conteneva un addio. Pure, in ogni momento sei con me, in me, perché non ti ho lasciato fuggire ed è bellissimo. Mi piaceva sentirti parlare perché avevi quel modo buffo e spiritoso di intendere la vita, quando il destino era sfavorevole. Nei lunghi anni in cui hai sofferto senza mai dirmi perché, quando ti vedevo tremendamente esaurita e tacevi, cercavo di capire i tuoi misteri in silenzio. Ti ho voluto bene anche quando eri ingiusta con me, diffidente e ingrata con il povero papà, che, delle volte, mi sembrava una vittima perché i tuoi sfoghi contenevano una sofferenza vera, anche se frutto della tua fantasia. Il tuo mondo era il mio rifugio sicuro e io a volte ero il tuo conforto. Quando ti ho vista inerme, sono rimasta impietrita e senza lacrime. Mi pareva impossibile che la vita ti avesse abbandonata e tu avessi abbandonato me. Mi pareva impossibile che il destino fosse ineluttabile. Ti volevo eterna e finché avrò il respiro, sarà il tuo respiro’. Questa è la lettera che tu, mamma, scrivesti alla morte di mia nonna Lorenza. Ci sono le parole che io avrei voluto trovare per te quando sei volata via” scrive Alba. “Il mio più grande rimpianto e rimorso è non aver capito il valore della tua persona. Avevi un grande talento, saresti stata una grande scrittrice, una grande pittrice. Non avevo capito nulla, mi sentivo sola, chiusa in un indefinito dolore. Eri sofferente, ma solo e io e papà sapevamo del tuo profondo disagio. Lui cercava di salvaguardarti dal resto del mondo, io invece questo disagio lo vivevo come una vergogna. Quante volte ho desiderato avere una mamma diversa, più banale, normale, meno complessa, più facile da capire. Avevo il terrore di vedere che non eri la mamma che tutti gli altri avevano. Te l’ho rinfacciato, ti ho gridato il mio odio per le nostre incomprensioni, per le tue manie. Sono stata cieca, insensibile, davanti alle tue qualità. Ti chiedo scusa per quella volta che sei stata sveglia tutta la notte per farmi una sorpresa, la scultura di una ballerina, che io con un improvviso moto di rabbia ho fatto a pezzi perché non volevo una mamma artista, piena di fantasia. Allora avrei voluto come mamma una ingabbiata signora borghese. Che stupida! Mi dava fastidio la musica sinfonica sempre alta in casa, non capivo quante cose mi stavi lasciando in patrimonio, l’amore per l’opera, per l’arte, la poesia, la bellezza. Crescere con una madre che viveva nel suo mondo non è stato facile, ma in realtà eri una fata, una farfalla in mezzo a tutti quei quadri, i tuoi gatti, i tuoi piccioni. Come ridevi, quando i vicini si lamentavano dello sporco che lasciavano! Ma tu i tuoi piccioni li hai sempre difesi. Ricordo quando dalla finestra mi facevi notare l’anziana signora che accarezzava il figlio down e mi dicevi che quella era poesia, bellezza, amore. Mamma, stai tranquilla, non hai più bisogno di rincuorarmi quando avevo paura di morire. Oggi sono tutto quello che mi chiedevi di essere: sicura, leale, capace di stare da sola. Sorrido pensando che non ti è mai interessato niente degli uomini che frequentavo. Non li hai mai giudicati, né considerati, li prendevi in giro e dicevi: ‘Mah, se piacciono a te!’ e non mi hai mai spinto, come le altre mamme ambiziose, a trovare il buon partito. Né hai mai giudicato me, né interferito nel mio lavoro, non hai mai commentato le mie scelte, ma mi hai sempre rincuorato nei momenti difficili. Ritorno quando tornai a casa in lacrime perché avevano annullato il programma che dovevo fare e mi dicesti: ‘Tu hai talento e ce la farai’ e da lì a poco arrivò il successo con il programma sui Mondiali del 1990 che segnò l’inizio del mio successo. Ogni tanto mi chiedevi se avessi bisogno di soldi, se andava tutto bene, mi ridimensionavi completamente, ma se qualcuno parlava male di me dicevi: ‘Certo la gente è proprio cattiva’. Col passare degli anni mi riconosco nel tuo viso, nella tua malinconia, nel commuovermi, nella tua allegria, la risata, l’ironia, il senso dell’umorismo. Quando eri in ospedale, il giorno che sei volata via, ti avevo detto che si era interessato a te persino il medico personale di Silvio Berlusconi e tu te ne sei uscita con un ‘Eh la peppa’!”
Fonte: Chi
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