‘Amici di Maria De Filippi 15’: l’opinione di Isa sulla prima puntata del serale
Isa Aprile 3, 2016
Prima di iniziare a commentare questa quindicesima edizione del serale di Amici urge una doverosa precisazione: io detesto tutta la fase iniziale del programma, una fase improntata più su casi umani e liti tra e con i professori che sul talento vero e proprio. Per questa ragione, tranne qualcosina vista qui e lì, al serale arrivo senza sapere quasi niente e senza avere giudizi e pregiudizi su questi ragazzi: non so le loro storie, non so se dovrebbero farmi tenerezza perché hanno perso un parente caro o perché hanno avuto vita dura all’interno della Scuola con professori arroganti e tiranni. Non so nulla e ne sono ben felice perché, volenti o nolenti, certi fattori influenzano i giudizi ma Amici è un talent show, qui si parla di arte ed è solo di quella, ed in particolare di ciò che si è visto ieri sera, che mi limiterò a parlare.
L’impressione più grande, quella più prepotente che mi ha dato questa prima serata è che quest’anno non ci sia assolutamente confronto tra la categoria ballo e la categoria canto. Tra i cantanti ho sentito molta, moltissima mediocrità. Tante belle voci, eh, sia chiaro. Alzi la mano chi può permettersi di dire che Chiara Grispo, o Elodie Di Patrizi o Sergio Sylvestre non abbiano delle voci splendide. Eppure il fatto è che di voci splendide, in Italia e nel mondo, ce ne sono davvero troppe, ma proprio una miriade. Per emergere, per sfondare serve quel famoso quid in più: non è un fatto di note e non è nemmeno un fatto di interpretazione. E’ quel quid inspiegabile, quel guizzo, quella luce, quel lampo che o ce l’hai o non ce l’hai. Quando sul palco a un certo punto sale Elisa e canta il suo singolo ecco, lì si nota tutta la differenza che intercorre tra tanti cantanti bravi e un’artista vera. E che Elisa quel quid lo avesse si nota adesso che è un’artista affermata con decine di brani sensazionali alle spalle ma si era capito sin da subito quando, nel 2001, si presentò timidamente al grande pubblico italiano al Festival di Sanremo.
Sinceramente, almeno in questa prima serata, se devo fare un nome di chi, nel settore canto, mi ha quantomeno un po’ colpita riesco a pensare solo ai La Rua. Quei ragazzi hanno portato energia, originalità e capacità di ri-arrangiare un brano iper famoso come Radioactive senza cadere in errore (come era facile fare, vista la portata del pezzo) ma, anzi, proponendo una visione nuova e coinvolgente della canzone. Il leader dei La Rua ha certamente una voce meno potente di quella di Chiara o di quella di Elodie o di quella di Sergio, eppure ieri la sua voce in quella performance aveva il quid in più.
Discorso ben diverso per il settore ballo. Io sono rimasta completamente, totalmente, assolutamente e irreversibilmente affascinata dalla sfida tra Alessio La Padula e Ale Gaudino nella prima prova della seconda manche: signori ma questi due sono già dei professionisti, ma toglietegli subito quelle tutine! Davvero, io sono rimasta incantata. Alessio, come ha giustamente fatto notare Morgan, spiccava in maniera prepotente rispetto a tutti gli altri ballerini che aveva intorno, energia, precisione, emozione, semplicemente accattivante. E non è da meno Ale che prima ancora di quella sfida mi aveva impressionata nella corale di ballo della Squadra blu in cui su quel palco, più affollato di Piazza di Spagna la domenica pomeriggio, i miei occhi stavano inchiodati solo su di lui. Mi sembra già ampiamente prevedibile quale sarà la finale del circuito ballo di questa edizione e, sono sincera, non vorrei essere nei panni di chi dovrà premiare uno e penalizzare l’altro perché questi due ragazzi per me meritano entrambi e meritano il massimo. Mi spiace davvero che a questa edizione manchi Andreas Muller (che molti, purtroppo, si limitano a giudicare per il bell’aspetto e per lo sciame di ragazzine urlanti che si porta dietro ma che, in realtà, è il classico esempio di artista con quel quid in più, di persona che illumina la scena anche solo stando fermo, di talento che brilla anche senza bisogno di ragazzine pronte a strapparsi i reggiseni) perché con lui avremmo davvero raggiunto picchi qualitativi che per il settore ballo non si vedevano da un pezzo.
Per il resto che dire, Queen Mary è sempre avanti, sa sempre come migliorarsi, è sempre sul pezzo e anche quest’anno ha fatto il colpaccio. Credo, infatti, che la presenza di Marco Castoldi, in arte Morgan, all’interno del programma abbia permesso a quest’ultimo di fare un balzo in avanti, in termini di qualità e anche di credibilità del prodotto stesso, di proporzioni non indifferenti. Ok, sì, io sono di parte perché amo Morgan in maniera irrazionale e incondizionata praticamente da sempre, ma credo che sul fatto che abbia alzato la qualità del programma non possano esserci dubbi. Insomma, dopo anni e anni e anni di giudizi che consistevano in “Mi sei arrivato, non mi sei arrivato, mi hai preso la pancia, sento le farfalle nello stomaco‘ e altre cazzate varie abbiamo finalmente uno che se parla di musica ha una competenza tale che solo poche migliaia di persone su sessanta milioni di italiani potrebbero essere all’altezza di disquisire con lui a pari livello e che, anche quando si va fuori dal suo ambito di competenza e si parla di ballo, ha una cultura generale che gli permette di dare giudizi interessanti e illuminanti come quando, dovendo giudicare la coreografia di Peparini ispirata al mito di Narciso, Morgan ha spiegato cosa non gli è piaciuto proprio sulla base della fedeltà nella rappresentazione del mito originale. Altri livelli, signori miei, altri livelli. In un programma in cui, da diversi anni, il voto di Sabrina Ferilli (cioè, di Sabrina Ferilli, non so se rendo l’idea -.- ) è determinante ai fini della carriera di giovani aspiranti cantanti e ballerini, l’introduzione dei giudizi di Morgan ha il valore di un pozzo d’acqua agli assetati.
Altre note positive della serata:
– Nek che sta affrontando questa esperienza con un entusiasmo coinvolgente e che durante tutta la puntata aveva l’espressione divertita di un bambino al luna park. Meraviglioso!
– la coreografie dei Peparini che si confermano sempre un valore aggiunto alla qualità complessiva dello spettacolo
– Kevin Spacey che è stato attento, interessato a ciò che stava guardando ed anche acuto nei giudizi. L’attore, peraltro, mi sembrava pure parecchio affascinato da Morgan. Come ti capisco, KevinBello, come ti capisco
– Anna Oxa. Finché mantiene la sobrietà intellettuale e non si lascia andare ai deliri che l’hanno messa al centro dell’attenzione negli ultimi anni direi che anche la sua presenza risulta un valore aggiunto. Giudizi equilibrati accompagnati da motivazioni articolate. Pollice in su
Note negative:
– I video strappalacrime prima delle esibizioni di Elodie e Ale. Sì, ok, lo so che rispetto agli anni passati è paradiso (le letterine stracciamutande del parantame all’allievo di turno rientrano ancora nei miei incubi ricorrenti) però io proprio questi momenti li abolirei del tutto. Le performance di Ale mi colpirebbero anche se lui fosse uno stronzetto spocchioso perché sarebbe comunque uno stronzetto spocchioso ma innegabilmente bravo. Non è descrivendolo come un pulcino bagnato che mi sentirò più coinvolta dalle sue esibizioni. Stesso dicasi per Elodie. Mi dispiace per ciò che ha dovuto passare nella sua vita, ma a me la sua esibizione con Elisa ed Emma sulle note de La cura, alias la mia canzone italiana preferita di sempre, è parsa orrenda lo stesso. “Battiato ha un’idea precisa sull’interpretazione: non si deve interpretare. Se devi fare un brano di Battiato togli ogni melodrammaticità“. Morgan, i love you.
– La Bertè che in preda ai deliri di onnipotenza da poltroncina rossa si mette a giudicare la performance di J-Ax facendogli notare che mentre cantava Maria Salvador non si capiva una parola. A parte che io le parole le ho capite tutte ma, in secondo luogo, cara Loredana, non so se ti è sfuggito ma Ax la tutina non ce l’ha, Ax è un professionista affermato con anni di carriera alle spalle. Rispetto tra colleghi vorrebbe che in certi casi la bocca si tenesse chiusa. Ma Ax non ha nemmeno bisogno di essere difeso, lui è bravissimo a farlo da solo: “E’ un pezzo così famoso che dovresti conoscerlo a memoria!“. Cento a zero e palla al centro.
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