‘Amici di Maria De Filippi’: l’opinione di Isa sulla finale
Isa Giugno 6, 2015
Ed è finita così, nel modo in cui era più giusto che finisse. E’ chiaro, ognuno ha i suoi gusti, ha le sue preferenze e magari non tutti sono stati soddisfatti della vittoria finale dei The Kolors (anche se mi chiedo come sia possibile, ma vabbè 😀 ) però oltre ai gusti personali c’è una sorta di oggettività che ti porta a prendere atto del fatto che se c’è un gruppo musicale che sin dall’inizio riscuote apprezzamento ed ammirazione unanimi da parte della (anche più feroce) critica, il cui singolo gira nelle radio italiane più dei pezzi delle pop star americane ed è conosciuto anche da chi Amici non lo guarda nemmeno per sbaglio facendo zapping, il cui album a sole due settimane dalla sua uscita si appresta già a ricevere il disco di platino… beh, quel gruppo non può non vincere. Che poi sinceramente, per quanto mi riguarda, la vittoria del serale, arrivati a questo punto, era una mera formalità e chiunque avesse vinto la vera vittoria sarebbe poi stata quella che viene dopo, nei fatti, nello sviluppo di una carriera. E’ chiaro che per l’insieme di elementi elencati prima io ritenga più meritata che mai la vittoria di Stash Fiordispino e compagni però, ecco, per me dei ragazzi che fanno questa musica e un frontman che canta in quel modo avrebbero vinto a prescindere da quella coppa. Io davvero gli aggettivi per loro li ho finiti già dopo la seconda performance. Sono troppo. Troppa roba. E non solo in rapporto ad Amici ma proprio in rapporto a tutto ciò che si sente ultimamente in Italia.
Una serata perfetta, uno spettacolo finalmente di altissimo livello… un’edizione, questa, che credo rimarrà bene impressa nella storia come una delle migliori. Una delle migliori perché c’è stato davvero tutto: ci sono stati i The Kolors che, l’ho detto mille volte in tutti questi mesi, sono a mio avviso il più grande talento uscito da un talent show (e, perché no, più in generale tra le proposte “giovani” della musica italiana) insieme a Marco Mengoni, c’è stato Mattia Briga che è stato comunque un antagonista perfetto, che propone un genere molto lontano da quello dei Kolors e che ha proprio un approccio diverso verso la musica e verso il pubblico. Io sinceramente non appartengo a quelle che ‘viva i The Kolors, abbasso Briga‘, a me Briga, in qualche modo contorto e irrazionale, ha sempre incuriosito, di certo non è uno di quelli che cancelli via con un colpo di spugna, è uno di quelli che tra qualche anno ti ricorderai comunque, è uno di quelli che, nel bene e nel male, ci ha messo la faccia, si è esposto e non ha cercato di cambiare ed essere magari più “accomodante” per accaparrarsi fette più consistenti di pubblico. C’è stata la categoria ballo, a mio avviso con un livello qualitativo medio incredibilmente elevato rispetto a quello degli ultimi anni, che ha portato anche gente ignorante in materia come me a guardare con interesse e curiosità le performance, a immergersi nelle atmosfere e nelle interpretazioni proposte dai ragazzi, a capire e a rendersi conto della crescita artistica di questi ultimi. C’è stata una nuova coach, Elisa, che ha avvicinato alla trasmissione anche gente che non l’avrebbe guardata neanche sotto tortura, che ha portato professionalità, competenza e un tasso quasi commovente di artisticità. C’è stato l’aspetto “reality” – caratteristica imprescindibile dei programmi di nostra signora Maria De Filippi – che però quest’anno non è stato fatto di tragedie personali, di cavalcate trionfali sul dolore personale, di lettere strappalacrime e di bimbi che entrano in studio a portare cuoricini di cartone… quest’anno l’extra talent ha riguardato una storia d’amore. Una storia d’amore vera, di quelle che ti appassionano, ti coinvolgono e ti emozionano perché è esattamente quel tipo di storia che a 20 anni hai vissuto anche tu, una storia in cui ti rispecchi, che non ha quell’aspetto ovattato e a volte innaturale di altre storie adattate al piccolo schermo. Nonostante non ami assolutamente il fatto di marcare troppo l’elemento “umano” in programmi teoricamente incentrati tutti sull’elemento artistico è innegabile che nel successo di questa edizione anche la storia tra Cristian Lo Presti e Virginia Tomarchio abbia giocato un ruolo molto importante. C’è stato tutto, appunto. Davvero tutto. E ogni cosa è stata perfetta, incastrata alla perfezione con tutte le altre componenti del programma. Chapeau, queen Mery.
Adesso, come dicevo all’inizio, parte la gara vera, quella che conta, quella che ciascun artista mira a poter vincere, quella che vale molto più di una coppa alzata al cielo. Per quanto riguarda Briga e i The Kolors loro avranno vinto davvero se tra uno o due anni staremo ancora qui a parlare di loro. Se tra uno o due anni staremo qui a dire che il nuovo allievo della Squadra X può puntare ad essere il nuovo Briga, i nuovi The Kolors. Se le loro carriere prenderanno una piega tale che un domani, appunto, verranno usati come parametro di riferimento, come parametro di successo. Un successo che non corrisponde necessariamente a tante copie vendute, ma un successo che corrisponde al fatto di essere rimasti se stessi, di aver portato avanti le proprie idee artistiche, di non trasformarsi in delle macchinette sforna cd ad uso e consumo delle case discografiche ma di mettere sempre al primo posto la personalità, quella che qualunque artista degno di questo nome deve sempre preservare con le unghie e con denti. Visti i precedenti di tanti talenti amiciani bruciati o sprecati a cantare canzoncine fatte con lo stampino il timore c’è, esiste, ma credo che tanto Briga quanto i The Kolors in questi mesi abbiano mostrato che proprio la mancanza di personalità è un difetto che non gli appartiene. Briga “se le canta e se le suona” e dubito che un domani qualcuno potrebbe costringerlo a fare qualcosa di lontano dal suo mondo e Stash in questi mesi ha mostrato di avere una tale creatività e una tale conoscenza e padronanza della musica, dei suoni e della ritmica che al massimo dovranno essere le case discografiche a chiedere a lui consigli per sfornare degli album di successo, non certo il contrario. Insomma, mai come quest’anno mi sento fiduciosa e direi proprio entusiasta di seguire la strada che tracceranno questi ragazzi, con un interesse particolare per i The Kolors, che sono sempre stati i miei preferiti e che – come ho detto – sono anche gli unici per quali avrei speso un euro di televoto da quel lontano X Factor del 2009, ma con un grande in bocca al lupo anche a Mattia che, lo ripeto e ne sono convinta, per me è molto di più di ciò che appare dietro la scorza di stronzetto ribelle a tutti i costi. La mia sintesi perfetta? Eccola qui, due ragazzi giovani, due ragazzi con dei sogni. Due ragazzi ai quali auguro di poter riuscire a realizzarli nel modo migliore per loro e più vantaggioso possibile per la musica nostrana.
E infine concedetemi una nota finale su Virginia. Lascio da parte ogni parere personale legato all’aspetto extra talent e parlo solo di lei lì, su quel palco, con le sue gambe e le sue braccia che disegnano danza, con i suoi movimenti morbidi, con la sua capacità di sembrare leggerissima, quasi fluttuante, quasi uscita fuori da una favola in cui volare è possibile. Credo che la sua sia stata una delle crescite artistiche più lampanti, palpabili ed evidenti che mi sia mai capitato di vedere in tanti anni di esibizioni nella categoria ballo. Di ballerini bravissimi ce ne sono stati a non finire, alcuni arrivavano ad Amici già con le qualità per essere al livello dei professionisti, ma Virginia, invece, ci è proprio “cresciuta” davanti agli occhi, di esibizione in esibizione, da interpretazione a interpretazione. Ieri sera se l’è giocata con Klaudia Pepa, una davvero brava, una che nel suo paese di origine è già una ballerina professionista, e per me l’ha proprio stracciata su tutta la linea. E’ stata perfetta. E’ stata intensa. E’ stata capace di mostrare ogni sua sfumatura, dal lato sensuale e sbarazzino nella performance sulle note di Toxic all’interpretazione toccante e struggente nella coreografia sul tema dell’Olocausto.
E quando ho visto questa ragazzina piccola, esile ma con negli occhi la determinazione di quelli forti, di quelli bravi, di quelli che ci riescono, beh, mi sono emozionata. Quando ho visto questa ragazza che abita a un passo da casa mia, che è nata in un paesino fatto di gente modesta nel senso più nobile del termine, fatto di gente che lavora, che suda e che vede certi palcoscenici come traguardi così lontani da essere quasi irraggiungibili, beh, mi sono emozionata ancora di più. Quando ho visto Virginia in lacrime davanti ad Eleonora Abbagnato, quando l’ho vista guardarla come se fosse una dea scesa in terra, quando ho realizzato che probabilmente qualche anno fa la Abbagnato partiva da Palermo con gli stessi sogni e con le stesse speranze con le quali Virginia è partita da Catania, beh, una lacrimuccia mi è scesa. E forse anche più di una. In bocca al lupo. Di cuore.
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