Era prevedibile ed annunciata, e così è andata: la diciassettesima edizione di Amici di Maria De Filippi si è conclusa con la vittoria di Irama, al secolo Filippo Maria Fanti, cantautore della Squadra Bianca (ma ieri sera saggiamente vestito di nero, che proprio male male non gli stava, diciamo...).
Una vittoria meritata, la sua. Non solo per il talento nella scrittura che lo ha da sempre contraddistinto in questi mesi, ma anche per l'innegabile presenza scenica con cui ha affrontato ogni performance sul palco del seralone. Un artista con gli attributi, insomma, che si porta appresso una bella storia di riscatto che potrebbe servire come monito per chi, nei suoi panni, avrebbe gettato la spugna tempo fa. E invece lui no, lui ha creduto nelle sue capacità e ha saputo rimettersi in gioco, senza alcuno snobismo né presunzione di sorta. E ha fatto gran bene.
Mi fa sorridere chi, per contestare la sua vittoria di ieri sera, scrive "Ha vinto quello che già era famoso, non vale!". Primo, perché magari queste lamentele andavano mosse prima, al momento del suo ingresso nella scuola, se proprio se ne sentiva la necessità. Secondo perché dai, non prendiamoci in giro: ma chi cacchio lo conosceva Irama prima di Amici 17? Quanti di quelli che ora lo fanno passare come un artista affermato che gareggiava con degli esordienti avevano mai visto un suo cd negli scaffali dei negozi?
Che avesse partecipato a Sanremo Giovani nel 2016 se lo ricordavano giusto i suoi parenti stretti, probabilmente. Lo stesso Francesco Gabbani - prima del boom con Occidentali's Karma del 2017 - in pochi avevano presente chi fosse, e dire che l'anno prima l'aveva pure vinto Sanremo Giovani. Figuriamoci la fine che fanno nella memoria della gente gli sconfitti (tra cui Ermal Meta, che in quell'edizione aveva presentato Odio le favole, ma per il salto di qualità ha dovuto aspettare l'anno successivo quando - in gara tra i Big - ha cantato Vietato morire).
Per quanto mi riguarda, quindi, Irama partiva allo stesso livello di una Emma Muscat o di una Carmen Ferreri, né più né meno.
A proposito di Carmen, visto in quanti tra i giornalisti presenti la incensavano ieri sera, avevo temuto per un attimo potesse strappare la coppa dalle mani di Irama, ma fortunatamente così non è stato. E' sicuramente dotata di una bella voce, precisa e potente, questo nessuno lo mette in dubbio, ma per i miei gusti troppo urlata e troppo simile a mille altre già sentite. Per dirla alla Samuele Bersani, insomma, una "copia di mille riassunti". Avrei decisamente preferito che al suo posto ci fosse la tanto bistrattata Emma, che nonostante in molti definissero fredda mi risultava decisamente più particolare e riconoscibile della Ferreri, ma tant'è.
Quando uno dei giornalisti ha ieri definito Einar Ortiz, il terzo classificato, come l'allievo che più è cresciuto in quest'edizione, non ho potuto che concordare. Sicuramente un cantante meno preciso e dotato rispetto ad altri suoi compagni, questo è oggettivo, ma è innegabile che si sia fatto un mazzo tanto per imparare (considerando che prima di entrare nella scuola non aveva mai preso lezioni di canto e faceva l'operaio) e il risultato si è visto tutto. Pochi altri hanno mostrato di possedere quell'empatia con cui Einar ha affrontato ognuno dei brani che si è trovato ad eseguire in questi mesi, e questo suo talento nel comunicare emozioni per me va oltre le imprecisioni tecniche. Quello che mi ha sempre fatta impazzire di lui, però, è la sua estrema umiltà, una dote assai rara in un contesto come questo, che spero lo porti lontano perché se lo meriterebbe proprio.
La mia favorita, comunque, rimane Lauren Celentano. Non solo una ballerina PAZZESCA, energica e travolgente, ma - lo abbiamo scoperto ieri - anche un'artista completa che sa reggere il palco cantando e danzando come una Beyoncé qualsiasi. Roba che io non so fare né l'una né l'altra cosa, figuriamoci farle contemporaneamente. MOSTRUOSA, non saprei come altro definirla. Avrei sperato per lei nel podio (per esempio al posto di, una a caso... Carmen, magari!), ma il tributo che le hanno riconosciuto i professionisti del corpo di ballo mi ha commossa più di una vittoria. E non vedo l'ora di rivederla in mezzo a loro, l'anno prossimo.
Piccolo appunto per Queen Mary (quella che si è laureata con 110 e lode ma al liceo copiava perché "era una pippa"... Santo cielo, che capacità innata di dare SEMPRE un colpo alla botte e una al cerchio, ragazzi!) sugli ospiti comici: se hai già fra le mani una Geppi Cucciari, che riesce a perculare tutti con eleganza, riempiendo i tempi morti della serata come solo una davvero brava sa fare, davvero c'era bisogno di quei due grezzoni di Pio e Amedeo? Che io lo capisco che siamo tutti diversi, e non tutti ridiamo di fronte alle stesse battute, ma porca miseria, quell'ironia da liceale sui centimetri del "freno a mano" che hanno rivolto ad Alessandra Amoroso o a Giulia Michelini, o quelle frecciatine di pseudo attualità sugli "immigrati" Ermal Meta e Bill Goodson davvero facevano ridere qualcuno con più di 16 anni?
Una finale che si è aperta con il lancio dei fuochi d'artificio fuori dagli studi, quella di ieri. Ed effettivamente han fatto bene a celebrare in grande stile l'agognato epilogo dell'edizione più assurda e sconclusionata che la storia di Amici di Maria De Filippi ricordi.
E visto che i casting per Amici 18 hanno già preso il via, faccio un accorato appello a Maria De Filippi: se il televoto dev'essere così perculato com'è accaduto durante il seralone meglio levarlo del tutto, che tanto alla fine - nonostante il ritorno alla diretta - anche quest'anno i telespettatori hanno avuto ben poca voce in capitolo, e ci han pensato Rudy Zerbi & Co a premiare i loro cocchi in barba alle preferenze del pubblico. E, soprattutto, facci la grazia e lascia i vari Biondo e Valentina Verdecchi a scimmiottare gli artisti veri nelle loro camerette, che fuori da quelle fanno danno. Grazie.