Ne Il mondo di Patty era Bruno, in Don Matteo era Tomàs e poi Carlo Romero in Che Dio ci aiuti. Ma per il pubblico italiano è Andrés Gil, vincitore di Ballando con le stelle in coppia con Anastasia Kuzmina, con la quale, poi, ha partecipato alla prima edizione di Pechino Express. A chi credeva che facessero coppia anche nella vita, però, l'attore argentino risponde: "L'amore non si deve programmare, non mi manca avere una storia, una fidanzata. Non voglio fare passi affrettati, non cerco una ragazza a tutti i costi, ma nemmeno la possibilità di innamorarmi. Non ho paura che le donne mi avvicinino solo per la mia popolarità, ma trovo strano che credano di conoscermi solo perché mi vedono attraverso la televisione. Sono contentissimo che Anastasia sia tornata a Ballando, dove è in coppia con Tony Colombo, nessuna gelosia. Quello è il suo posto, meritava di vincere il programma e magari di vincerlo di nuovo. Io faccio il tifo per lei; non sono un ballerino, ormai la mia strada è quella dell'attore, ma a Ballando ho trovato una seconda famiglia". E, a proposito della sua carriera da attore, rivela: "Carlo Romero, il personaggio che interpreto in Che Dio ci aiuti, è diverso da me. Anche se mi hanno insegnato a non giudicare i miei personaggi, non mi piace molto. Quanto a Don Matteo, mi piacerebbe tornare, ma non so che programmi hanno gli sceneggiatori. In Italia sto benissimo, qui ho trovato un lavoro che mi gratifica e tanti amici. Non faccio programmi a lungo termine, così come tre anni fa, quando lasciai l'Argentina e non sapevo cosa avrei fatto dopo la mia prima esperienza qui. Mi piacerebbe fare cinema e teatro, infatti ho già fatto un film, Dimmi di sì, ma non so quando uscirà. Ho sempre voluto fare l'attore e avevo 17 anni quando ho cominciato Il mondo di Patty. Prima volevo fare il calciatore, poi ho seguito un corso di recitazione con uno dei miei migliori amici a scuola e ho deciso che avrei abbandonato quel sogno per fare l'attore. Nonostante facciano cose molto lontane dal mio mestiere, i miei genitori mi hanno incoraggiato fin dal primo giorno, spiegandomi però che per fare le cose sul serio bisognava studiare e prepararmi. Ho ereditato la vena artistica da mio padre, che suonava la chitarra in una band. Spesso penso a come sarebbe stata la mia vita se non fossi arrivato in Italia, ma poi mi focalizzo sul presente. Ho tanti amici che fanno gli attori, sia in Italia che in Argentina e so che il lavoro scarseggia, quindi mi posso ritenere doppiamente fortunato. Il sacrificio di vivere lontano dai miei mi pesa, ma penso che trasformare la propria passione in una professione sia privilegio di pochi".