Chiara Ferragni per la prima volta replica alla vicenda del pandoro gate (e non solo) e racconta la sua versione dei fatti
“Per due mesi si è parlato di me come se fossi una criminale”, ha detto l’influencer
Giusy Febbraio 24, 2024
Sulle pagine de Il Corriere della Sera Chiara Ferragni non si è esposta solo in merito alla crisi coniugale, ma ha anche raccontato per la prima volta la sua versione dei fatti in merito alla vicenda del pandoro gate, e non solo.
L’imprenditrice digitale ha voluto spiegare cosa intendesse per “errore di comunicazione”:
Ci siamo resi conto che alcuni processi di analisi interna avrebbero potuto essere gestiti meglio. E stiamo lavorando per migliorare alcuni profili organizzativi. (…).
(…) Non eravamo strutturati abbastanza. Siamo tutti giovani, principalmente sotto i 40 anni. Il mondo in cui opero è nato con noi e noi avevamo la presunzione molto naif di fare un lavoro che, prima, non esisteva e che ha raggiunto fatturati da media impresa. Forse non eravamo neanche mentalmente preparati. Ci piaceva che tanti ci dicessero “bravi” o “siete così smart”.
Quella dell’Agcm è stata la prima bastonata, la prima volta che qualcuno ci ha detto con durezza e pubblicamente che avevamo fatto male qualcosa. La prima volta in cui ho detto: “cavolo, eravamo in buona fede, ma evidentemente potevamo fare meglio”. Io vedo i miei numeri, ho un’idea di quanto posso essere popolare, ma mi rendo conto di aver sottostimato tutto.
Adesso, sono fiera dei miei ragazzi ma so che serve un rafforzamento della struttura con persone con più esperienza di me e di quelle che sempre in buona fede mi hanno aiutato fin qui. Serve anche, in certi momenti, essere più pronta a combattere e io non pensavo di doverlo mai fare.
La Ferragni ha continuato:
Quando possibile, la mia ratio è stata che, nell’ambito di operazioni commerciali tra le mie società e un partner, fosse semplicemente una buona idea provare ad aggiungere una parte di beneficenza anche piccola rispetto al contratto. Ho sempre pensato che, fra niente e poco, era comunque del bene che veniva fatto.
Sulla donazione fatta da Balocco e non dalle sue società:
Vero, cosi come è vero che è stata una iniziativa mia e del mio team far inserire la donazione all’interno del contratto. La donazione è stata fatta subito dopo la firma del contratto ed è stata fatta subito proprio perché l’importo di 50 mila euro era certo e slegato dalle vendite e poi perché speravamo che il macchinario arrivasse prima della messa in vendita del pandoro.
La Ferragni ha voluto poi aggiungere:
Nel cartiglio e nei miei post, però, abbiamo sempre scritto e detto che “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale…”, mai che una percentuale delle vendite sarebbe andata in beneficenza.
L’influencer è finita sotto accusa non solo per il pandoro, ma successivamente anche per le uova pasquali di Dolci Preziosi e la bambola Trudi:
Queste operazioni rappresentavano una percentuale esigua del nostro fatturato. Non comprendo come si possa dire che ci sia stato un disegno criminoso: perché, se così fosse, la maggior parte del fatturato dovrebbe dipendere da queste attività. E poi, sembra che io sia conosciuta per la beneficenza, ma ho fatto tantissime attività. Per fortuna con il nuovo Ddl beneficenza, o Ddl Ferragni tutto sarà molto più chiaro. Se ci fosse stato prima, avremmo scritto sul cartiglio “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale Regina Margherita con una donazione di 50 mila euro fatta da Balocco”. Nessuno avrebbe potuto dire niente e ci faceva onore comunque. Se c’è un effetto positivo di questa vicenda, è che ora abbiamo un Ddl beneficenza.
La Ferragni era finita nel mirino delle critiche anche per la tuta indossata il giorno in cui aveva deciso di pubblicare sui propri profili social un video di scuse. La replica di Chiara durante l’intervista al quotidiano:
Ero vestita ancora così quando ho pensato che dovevo fare un video e dimostrare la buona fede mia e delle persone che lavorano con me. Da tre giorni, leggevo cose completamente false, tipo che avevo truffato i consumatori e perfino i bambini malati. Ero veramente scossa e dopo varie prove ho postato il video e facevo del mio meglio per trattenere le lacrime perché non volevo fare la vittima.
Mi sono detta: la gente si aspetta qualcosa da me. Dovevo scusarmi, perché, se ci sono stati dei fraintendimenti, vuol dire che qualcosa poteva essere fatto meglio. Ho detto anche che non avrei fatto mai più operazioni che mischiassero pubblicità e beneficenza.
La Ferragni ha spiegato perché secondo lei quel video ha fatto solo peggiorare l’odio social nei suoi confronti:
Probabilmente perché non era il momento giusto, continuavano a uscire notizie contro di me. Forse avrei dovuto pensarci di più, aspettare, ma si stava mettendo in gioco tutto, si andava molto oltre i giudizi sull’operazione in sé, la strumentalizzazione era completa. E, quando sei dentro una gogna mediatica, ti sembra che tutte le persone ti stiano accusando, invece, basta uscire un attimo di casa per accorgerti che non è così. Da quando ho ripreso a uscire, non ho mai incontrato qualcuno che mi dicesse “sei una criminale”, ma solo persone che mi dicono: “tutto questo è ingiusto, ne uscirai a testa alta”.
L’imprenditrice e influencer ha annunciato con questa didascalia l’intervista uscita sulle pagine del Corriere:
Sono stata zitta per troppo tempo. Ora penso sia importante parlare e spiegare.
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