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Clizia Incorvaia risponde alle critiche dopo la morte di Eleonora Giorgi: “Se non ostenti il tuo dolore e ti fai vedere devastato….”

Lo sfogo social

Giusy 14/03/2025

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Da giorni diversi utenti si stanno scagliando contro Clizia Incorvaia, rea di essere tornata a lavorare e di aver ripreso in mano la sua vita dopo il lutto che ha colpito suo marito Paolo Ciavarro e tutta la famiglia. Il 3 marzo è infatti scomparsa dopo una lunga malattia Eleonora Giorgi, la sua amatissima suocera, nonché una delle attrici più popolari delle commedie anni 80 e 90.

Poco fa Clizia si è lasciata andare a un lungo sfogo sul suo profilo Instagram, dove si è soffermata in particolare sull’ostentazione del dolore. Davvero chi ostenta e si strugge pubblicamente in realtà sta soffrendo di più di chi vive il dolore in silenzio e fra le mura di casa?

Le parole dell’ex gieffina e influencer:

Anni fa in Sicilia pagavano le signore ai funerali per piangere. Più persone ostentavano il loro dolore, erano lì a piangere la morte, più significava che il defunto era stato onorato, rispettato e amato. Ancora oggi però ci portiamo questo retaggio culturale, oggi se non ostenti il tuo dolore e non ti fai vedere devastato significa che non te ne fotte niente. Che non rispetti tua suocera, che non rispetti chi è morto, che hai già superato la cosa. Perché lo devi fare vedere, devi far vedere che sei sofferente, che stai male, sennò non te ne frega niente.

La Incorvaia ha raccontato cosa è successo nella sua famiglia quando è morto suo nonno:

Quanto è morto mio nonno Nino io ho iniziato as avere attacchi di panico, avevo 23 anni. Non ho reagito bene perché mia mamma era caduta in anoressia, mia mamma non mangiava più, mentre sua sorella, mia zia, aveva reagito in maniera positiva. Dopo quattro giorni era tornata a lavorare, dopo quattro giorni era ritornata a essere una brava mamma, una mamma presente. Mentre mia mamma era buttata sul divano, non mangiava più, non parlava più con noi, piangeva sempre e io ho subito questa cosa tanto che da lì iniziarono i miei primi attacchi di panico. Chi ha ragione, mia zia Tania o mia mamma nella gestione del dolore? Io dico che ha ragione zia Tania. Perché chi ci ha lasciato ed è andato in una vita eterna vorrebbe che noi stessimo bene.

Vorrebbe che noi tornassimo a lavorare, a dare un senso alla nostra famiglia di amore, di affetto. A essere uniti, a non trascurare i nostri bambini, a non trascurare i nostri mariti. Ed è quello che sto cercando di fare. Di rimettermi in carreggiata, di ritornare a lavorare, a essere una donna indipendente. Il mio lavoro mi permette di crescere la mia famiglia, per me è importante sia mentalmente che economicamente. È importante dare un’idea di donna libera, indipendente a mia figlia Nina, a mio figlio Gabriele ed è importante essere una buona mamma. Non sarò mai la mamma dell’anno, ma una mamma che li ama. Attraversare questo momento di difficoltà in maniera positiva perchè così vorrebbe mia suocera, così è giusto che sia e non fargli vivere il trauma.

Non abbandonare mio marito, non abbandonare la coppia. È questo che sto cercando di fare, mentre molta gente non riesce ancora a capire ciò ed è attaccata a quel retaggio culturale dell’ ostentazione del dolore, che se tu fai vedere che sei devastato e che non lavori piu e che non fai più niente vuol dire che soffri di più. Mamma non è che amava di più mio nonno rispetto a mia zia Tania. Non è così che funziona

 

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