Fattore M: spazio dedicato a Marco Mengoni. Marco testimonial #EarthHour 2014

Isa Marzo 27, 2014

Fattore M: spazio dedicato a Marco Mengoni. Marco testimonial #EarthHour 2014

( rubrica a cura di Valentina P.)

Salve a tutti! Ennesima settimana Work In Progress per il nostro Marco. Le uniche notizie di rilievo non hanno direttamente a che fare con la musica, bensì con la sua crescente popolarità, che lo porta sempre più a essere ingaggiato come promoter/testimonial delle iniziative più disparate.

Di questi giorni, ad esempio, è la notizia della sua (nuova) partecipazione alla mobilitazione promossa dal WWF, “L’Ora della Terra”. Si tratta di una grande iniziativa globale che, “partendo dal gesto simbolico di spegnere le luci per un’ora, coinvolge cittadini, istituzioni e imprese in azioni concrete per dare al mondo un futuro sostenibile e vincere la sfida del cambiamento climatico”. E Marco – che appena può si tuffa nelle iniziative ambientaliste! – è tra i testimonial di questa ammirevole campagna di sensibilizzazione, assieme a Francesco Totti, Massimiliano Rosolino, Alessandro Borghese ed Elisa:

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“Dai un futuro al pianeta. L’energia più potente sei tu”.
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E lo vogliamo dire – non senza una punta di orgoglio! – che il nostro Marco è il personaggio di punta dello spot, con ben tre interventi (chiusura compresa)?
Insomma, sabato 29 Marzo 2014, tantissime città italiane celebreranno l’Earth Hour con eventi di piazza e con lo spegnimento alle 20,30 di importanti monumenti del nostro Paese. E noi siamo tutti chiamati a spegnere per un’ora le nostre luci. Che ce vo?
Seconda notizia di questa settimana riguarda l’emittente R101, che ha deciso di rifarsi una veste editoriale, incentrata sul potere della musica. E ha chiesto ad alcuni esponenti del panorama musicale italiano di incidere un breve jingle (QUI l’articolo di TV Sorrisi & Canzoni in cui viene presentata l’iniziativa, contenente la traccia audio di tutti i jingle incisi). Ora, io non voglio essere ripetitiva e troppo benevola, ma non c’è nulla da fare: la voce del Mengoni letteralmente… vola.

E dato che le notizie concrete e succulente latitano, questa settimana mi prendo uno spazio di riflessione. In questi giorni, mi sono imbattuta in alcuni video amatoriali abbastanza vintage. In particolare, vi propongo questa performance live targata 2010, sulle note di “In un giorno qualunque”.

Video
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Ebbene, non ho potuto fare a meno di notare che la persona di questo video sembra letteralmente un’altra rispetto a questa:

Una differenza talmente abissale, da farmi comprendere il motivo per cui molti fan della prima ora si siano allontanati dal Mengoni, e si pongano oggi in maniera tendenzialmente polemica rispetto al suo percorso artistico.
Io ricordo perfettamente cosa mi fece innamorare – artisticamente – di Marco. A XF si distinse per la sua estrema versatilità, e per la capacità di calarsi in ogni interpretazione in maniera convincente, e coinvolgente dal punto di vista emotivo. Ma nel talent c’era una direzione artistica pre-potente, che influenzava personalità e resa scenica del concorrente. A Sanremo 2010 si presentò invece il primo, vero Marco: con gli occhi bistrati di nero, e un pezzo anticonvenzionale per il palco dell’Ariston. Le tonalità ardite di “Credimi Ancora”, lo stile anticonformista, gli valsero tutta una serie di critiche feroci da parte del pubblico più bigotto, ma anche il plauso dei suoi estimatori della prima ora, che da lui non aspettavano nulla di diverso se non che “divorasse il palco” a colpi di acuti e sonorità rockeggianti. Poi c’è stato il Marco del “Re Matto Tour”, istrionico e sopra le righe. Un giovane artista a briglia sciolta, senza nessun tipo d’inibizione, che cantava come nessun altro in quel palco apparentemente incapace di contenere le sue molteplici personalità. In tempi recenti, lui ha raccontato che gli eccessi vocali di quel periodo celavano il timore di non piacere; sta di fatto che appariva l’esatto contrario: sembrava che lui cantasse fregandosene completamente del gusto di chi gli stava di fronte. Come un pittore che lancia tutti i suoi colori sulla tela in maniera totalmente istintiva. Nel “Solo Tour”, ecco la versione 2.0 di Marco, più padrone della scena, più professionale e misurato, ma sempre propenso a osare, vocalmente e stilisticamente. Il “Tour Teatrale 2012”, nato nella fase più critica della sua carriera, ha rappresentato a mio parere il vero punto di svolta. Le performance sul palco divennero più intime ed eleganti, anche grazie al cambio di location. Fino ad approdare a “L’essenziale Tour”. A naso, la prima esibizione del Mengoni targata Sanremo 2013 è stata una specie di shock per tutti. Sia per chi lo aveva apprezzato in una veste totalmente diversa – come me! – e stentava a riconoscerlo, soffrendo il suo immobilismo sul palco e la sua compostezza nel canto; sia per chi lo aveva massacrato in passato per la sua esuberanza vocale, non ritrovando più i presupposti di tali critiche. Sta di fatto che nell’ultimo anno Marco ha raccolto consensi a non finire, allargando la sua fanbase, e accattivandosi un pubblico tendenzialmente più – perché no? – nazional-popolare, ma anche entrando nelle grazie dei più grandi esponenti del cantautorato italiano (vedi Fossati e De Gregori). Merito del linguaggio dei brani, più immediato, e meno “iperuranico” (come dice lui!) ma soprattutto del modo di approcciare le performance. Ebbene sì: Marco è meno anticonformista ora, più lineare nel canto, meno estremo nelle tonalità; ma contrariamente al pensiero di quanti lo accusano di essersi omologato e arreso alle logiche del mercato discografico, io credo che il percorso di questo giovane artista sia stato segnato dalla scelta/propensione a mettere la musica al servizio del brano. E quindi, il discusso ritorno all’Essenziale non è una strategia acchiappa consensi, quanto un naturale processo di rimozione progressiva di tutte le sovrastrutture, che ha portato inevitabilmente Marco a togliere importanza alla vocalità, alla spettacolarità della performance, all’esteriorità, per attribuire un peso maggiore alle parole, spingendo sul pedale comunicativo. Perché se è vero che la musica è arte, e l’arte è comunicazione, non ha molto senso esibirsi disinteressandosi del fatto che il messaggio arrivi a destinazione. Il risultato? Probabilmente in passato Marco faceva più spettacolo, era più “fenomeno”. Ma adesso appare come un giovane ed elegante interprete, che ha acquisito un sacco in termini di credibilità comunicativa, e ancora tanto ha da imparare. E certamente ha in serbo per il futuro ancora tante e spiazzanti metamorfosi artistiche. Alla prossima!

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