Fattore M: spazio dedicato a Marco Mengoni. Il post all’indomani della strage di Manchester
Isa Maggio 27, 2017
( rubrica a cura di Valentina P.)
Salve a tutti! Come ben sapete, pochissimi giorni fa l’Occidente ha subito l’ennesimo attentato di matrice ISIS. Stavolta la follia del terrorismo ha seminato morte nel Regno Unito, a Manchester, dove un kamikaze si è fatto esplodere al termine di un concerto di Ariana Grande, idolo dei teenager, in un’arena affollatissima di giovanissimi e di genitori, provocando la morte di oltre 20 persone e decine i feriti. Ovviamente, ci sono stati anche bambini tra le vittime, e la più piccola aveva solo otto anni.
Sulla pagine ufficiale FB del nostro Mengons è stato pubblicato un post molto accorato, in riferimento a quei drammatici eventi.
Non ci sono molte parole per descrivere la sensazione di shock al cospetto di tali barbarie, né tantomeno per comprendere anche lontanamente cosa possa spingere un essere umano a portare la morte in mezzo a bambini e ragazzi, in un momento di gioia e festa. Le parole scritte da Marco (o da chi per lui) fanno una cosa bellissima: “rovesciano” l’evento, trasformandolo in un’occasione per riflettere sulla bellezza del momento finale di un concerto. Momento in cui si è inermi, è vero, ma anche avvinti in una bolla di magia che è importante difendere e preservare. Il potere magico della Musica “condivisa”.
È stato esattamente quel potere magico a cambiarmi la vita. Leggendo il post di Marco, ho ricordato nitidamente il giorno del mio primo concerto all’Atlantico di Roma, ormai 7 anni fa. E ciò che ricordo maggiormente – oltre la musica, quella voce ultraterrena, il suo sorriso luminoso, la festa intorno a me – è senza dubbio ciò che ho provato alla fine, quando lo spettacolo è terminato e io, con il cuore leggero leggero e la testa completamente vuota, ho iniziato a correre con le mie compagne di avventura verso il bus che ci avrebbe ricondotte a casa, a 500 km di distanza. Pioveva, e noi danzavamo ridendo sotto la pioggia, sospese tra due dimensioni. Quel momento della mia vita mi ha restituito una consapevolezza: per essere felici, bisogna esporsi. Alle emozioni violente, ai rischi, alle esperienze in generale. Mettendo da parte barriere e paure, che ci avvolgono per la gran parte del nostro tempo vissuto.
Credo che il post di Marco volesse far riflettere su questo, sull’importanza di non accantonare la capacità di vivere appieno le emozioni per paura di rendersi deboli e vulnerabili.
Alla prossima!
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