Fedez a Belve svela se sente la mancanza di Luis Sal e afferma: “Ho paura della solitudine”

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Ieri sera su Rai Due è andata in onda una nuova puntata di Belve e tra gli ospiti c'è stato anche il rapper Fedez, che si è raccontato in una lunga intervista a Francesca Fagnani, toccando anche temi molto importanti.



Nel corso della chiacchierata con la conduttrice, infatti, Fedez ha parlato a lungo della sua vita, dall'abuso di droghe al tentativo di suicidio a 18 anni, fino ad arrivare al rapporto con Chiara Ferragni e ai motivi che li hanno portati a separarsi.

Durante l'intervista il rapper ha avuto modo anche di parlare di altre persone che hanno fatto parte della sua vita negli ultimi anni, tra cui Luis Sal, che oltre ad essere stato un suo grande amico è stato anche il suo socio a Muschio Selvaggio, il podcast che i due hanno realizzato insieme nel 2020.



Dopo i primi anni in cui i due sembravano andare d'amore e d'accordo, Fedez e Luis hanno avuto alcune divergenze di carattere personale e professionale che li hanno portati a dividersi, non senza strascichi e recriminazioni reciproche. Proprio per questo motivo, il rapper ha spiegato di non sentire la mancanza del suo ex socio:

Ad oggi Luis non mi manca perché sono successe tante cose, alcune anche molto spiacevoli al di là della vicenda in sé, per cui ci sono rimasto male e anche Chiara c'è rimasta molto male. Quindi per la persona che ho conosciuto oggi non mi manca, io ho vissuto un lutto perché gli ho voluto tanto tanto bene sinceramente, non so se dall'altra parte fosse la stessa cosa. Oggi ho amici veri che mi vogliono bene, ma ho paura della solitudine. Credo in futuro di dover imparare a stare solo, è una cosa che non ho mai affrontato.



Un altro tasto che Fedez ha toccato nel corso dell'intervista è stato quello della beneficenza e il rapper ha avuto modo di rispondere a coloro che lo hanno accusato di farla solo per essere al centro dell'attenzione:

Mi è sempre stato detto che ho fatto la terapia intensiva perché sono attratto dai riflettori. Sì, è vero anche questo ma quando abbiamo fatto la raccolta fondi per il San Raffaele abbiamo salvato anche tante vite. C’è un ragazzo che ha fatto il trapianto dei polmoni grazie a quello. Cosa gliene frega se ho fatto la beneficenza perché volevo i riflettori o perché sono buono? Grazie a quell’iniziativa non ho donato solo 100mila euro, abbiamo raccolto quasi 4 milioni di euro con il contribuito di tutti. Non dico di essere un santo e di non pensare anche al mio ritorno di immagine. Siamo abituati a vedere tutto bianco o nero. Quando una persona si attiva per fare qualcosa, non c’è un solo motivo che la spinge a fare quella cosa. Il fatto di fare del bene non esclude la volontà di sentirsi bravo.