Il conduttore di Affari tuoi Flavio Insinna è tornato a condurre il programma proprio per la sua decima edizione: "Se cinque anni fa mi avessero detto che sarei tornato ad Affari tuoi, con due Papi e mezzo governo a Palazzo Chigi non ci avrei creduto. E invece... In questo programma avevo lasciato il mio cuore, quindi quando me l'hanno proposto ho pensato che sì, potevo accettare. Voglio provare a portare leggerezza a casa e a dare sostegno ai concorrenti, che grazie a questo programma non possono cambiare la propria vita, ma possono provare a migliorarla, che di questi tempi non è poco: una volta, quando vincevano 10000 euro erano scontenti, oggi no. Quando ho lasciato il programma non avevo più niente da dire, non l'ho guardato condotto da altri e non credo nelle minestre riscaldate, così ho pensato che sarei tornato solo con delle motivazioni. Insieme agli autori abbiamo ribattezzato il teatro delle Vittorie "Officina delle Vittorie" e ogni sera apriamo una serranda: in un paese dove le attività commerciali chiudono, noi vogliamo mandare un messaggio di speranza. Ho voluto partecipare ai provini per avere il polso della situazione e ho visto persone disperate, ma non vogliamo spettacolarizzare il dolore o entrare nell'intimità dei concorrenti. Ricordo che un concorrente, tra una battuta e l'altra, disse di avere una grave malattia, io ho evitato di commentare: occasioni per speculare ce ne sono state, ma noi l'abbiamo evitato. Inoltre, ho scelto di tagliarmi il compenso, non perché sono il buono del quartiere, ma perché sono figlio di mio padre, che mi ha sempre detto che dietro di me ci sono altre persone che danno il contributo. Inoltre, non sono sposato e non ho figli, né particolari spese. Ho la stessa auto dal 2001. Se tornassi indietro, accettando lavori che ho rifiutato, sicuramente sarei più ricco, ma ho la fortuna di non essere un uomo avido". Pare infatti che abbia detto di no a I Cesaroni e alla conduzione de I migliori anni. "Quando mio padre è venuto a mancare, ho scelto di stare fermo un anno, rifiutando anche la fiction Il clan dei camorristi. Mio padre voleva che studiassi e diventassi avvocato, ma si è reso conto che per fare bene il mio mestiere, seppur piuttosto strano, c'è bisogno di fare gli stessi sacrifici".
Fonte: Visto