Francesco Arca a Verissimo parla della drammatica morte del padre sulla quale non è mai stata scoperta la verità

L'attore Francesco Arca è stato ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, dove ha presentato il suo libro Basta che torni, uscito in occasione della festa del papà.



L'ex tronista di Uomini e Donne ha spiegato il significato del titolo del suo libro, che rimanda ad una frase che l'attore rivolgeva al padre, scomparso tragicamente nel 1995, quando Francesco aveva 16 anni.

"Basta che torni" lo dicevo a papà quando partiva per le missioni. Lo accompagnavamo sempre in aeroporto con tutta la famiglia, aeroporti normali o militari. Era un paracadutista e quando partiva mi faceva delle raccomandazioni. Mi diceva: "studia, ascolta mamma" e io gli rispondevo "non ti preoccupare, stai tranquillo, basta che torni". Era un amuleto che avevo verso me stesso e verso di lui. Gli dicevo sempre questa frase e lui tornava sempre, quindi pensavo "funziona".



Nonostante siano passati tantissimi anni mantenere intatta questa connessione è molto bello, sono fiero di questa cosa. Fa strano perché sono passati troppi anni ma il dolore resta. Lo sbaglio che ho fatto da ragazzo è stato quello di buttare via il dolore, evitarlo. Ho sbagliato perché il dolore va affrontato e questo libro mi ha dato l'opportunità di farlo. E' stata un po' una condivisione, ho capito che se tu condividi il tuo dolore  - qualunque esso sia - lo superi. Se lo tieni dentro torna in forme diverse.

Quindi, Francesco ha raccontato nel dettaglio quanto accaduto quel fatidico giorno di dicembre ed ha ammesso di nutrire ancora dei dubbi sulla verità processuale emersa a seguito dell'incidente.



Era il 23 dicembre, papà era andato a caccia e avevo paura che mi svegliasse per chiedermi di andare con lui, non avevo voglia. Volevo stare con gli amici anziché stare ore e ore nel bosco...Quindi facevo finta di dormire e ho visto lui nella penombra che mi guardava, forse si chiedeva se svegliarmi oppure no. Quel giorno è stato clemente ed ha chiuso la porta. E' andato a caccia, c'è stato un presunto incidente e non è tornato. E' morto il 23 dicembre del 1995, è stata aperta un'indagine, umanamente penso che qualcosa è andato storto. Un qualcosa che non ci hanno raccontato...Ci hanno raccontato una versione vicina alla verità.

C'erano tantissime incongruenze che sono venute fuori nei giorni e negli anni successivi. Il caso (per omicid*o colposo) venne chiuso e mia madre, grazie all'appoggio dei militari amici di mio padre, riuscì a farlo riaprire ma venne chiuso nuovamente. Nella vita non sempre si può arrivare ad una verità, bisogna anche accontentarsi di un qualcosa che si avvicina a questa. Il mio libro spero possa risvegliare un minimo la coscienza di chi era con lui e che possa arrivare una verità. Essendo passate la rabbia e l'animosità che avevo nei confronti di questa tragica situazione ora sono pronto a perdonare in cambio di un pizzico di verità. Io non sono nessuno per poter dire che sia stato ucciso ma nel libro ho avuto la libertà di spiegare tutte le cose che non mi erano tornate circa questa situazione.

E ancora, l'attore ha aggiunto:

Ho diritto di pensare e scrivere un mio pensiero, omettendo i nomi e non citando nessuno. Immagino che tante persone hanno vissuto con dinamiche simili un tragico distacco. Delle volte hai le risposte, altre invece no. E quando non ce le hai ti fai forza con la famiglia, stringi ancora di più i legami e cerchi di studiare, lavorare, viaggiare, innamorarti, disannamorarti, fare figli...Penso che oggi sarebbe fiero di me, soprattutto per il libro. Ho fatto delle scelte sbagliate nella mia vita ma ci ho sempre messo la faccia, questo è un punto d'arrivo importante nella mia vita.

Infine Francesco, legato da diversi anni ad Irene Capuano, madre dei suoi due figli Maria Sole (nata nel 2015) e Brando Maria (nato nel 2018) ha raccontato com'è nata l'idea di scrivere Basta che torni:

Mia madre non ha ancora letto il libro ma mi ha aiutato. La pandemia ci ha dato solo una cosa di buono: il tempo, per riflettere e per pensare. Durante una di queste riflessioni che facevo su me stesso e sulla mia famiglia ho pensato a mio padre e non me lo ricordavo più. Stavo perdendo la memoria di mio padre ed ho avuto una paura meravigliosa. Ho chiamato la mia psicologa chiedendole cosa dovessi fare e mi ha detto di chiamare chi lo conosceva. Mi ha consigliato di fare un quaderno di appunti dove buttavo giù le testimonianze delle persone che lo conoscevano. Ho scoperto un uomo che non conoscevo ed è stato bellissimo. Gli ho dato un ordine cronologico ed emozionale e sono arrivato al libro. Abbiamo portato le ceneri in Sardegna, nei suoi luoghi, perché era giusto che riposasse là. I miei figli hanno sdrammatizzato il viaggio.