Georgette Polizzi, l’incredibile storia di come suo papà biologico si è messo in contatto con lei dopo 37 anni

“È apparso nella mia vita per poi morire proprio poco prima del nostro incontro”, ha raccontato l’ex protagonista di Temptation Island

Giusy Luglio 18, 2022

Abbiamo conosciuto Georgette Polizzi nel corso della quarta edizione di Temptation Island, il reality delle tentazioni dove era stata protagonista in coppia con il fidanzato Davide Tresse. Puntata dopo puntata abbiamo scoperto che nel cuore di questa ragazza bellissima, solare, grintosa, determinata, si celava un passato terribile.

La vita di Georgette Polizzi  non è stata per niente facile. Abbandonata dal padre che non ha mai conosciuto, è cresciuta in estrema povertà. Sua mamma, una donna con disturbi mentali, è morta, uccisa dal suo compagno, quando era appena adolescente. Affidata a una casa famiglia, è stata nel corso degli  anni spesso vittima di bullismo e di razzismo.

Nemmeno la salute è stata clemente. Diversi anni fa, Georgette Polizzi  ha scoperto di avere la sclerosi multipla. Dopo i primi momenti di sconforto, è riuscita a risalire la china, e senza perdersi  d’animo ha realizzato un sogno che sembrava impossibile al momento della diagnosi: diventare mamma.

Oggi Georgette Polizzi è una moglie e mamma che guarda al futuro con ottimismo e tanta voglia di vivere. Tuttavia, come lei stessa ha raccontato nel corso di alcune storie su Instagram, il passato è tornato nuovamente a fare capolino. L’ex volto di Temptation Island, dopo la puntata di “Seconda vita” andata in onda ieri sera, ha confessato un segreto che teneva custodito nella sua anima. Suo papà biologico qualche anno fa l’ha contattata dopo 37 anni di silenzio.

 

Sono qui per raccontarvi un po’ del mio papà di quello che è stato detto a “Seconda vita” ieri sera. Tutto è successo quando ho finito il mio libro. Quel pomeriggio mi arriva un messaggio su Instagram un messaggio che poi aveva anche un file audio dove questa persona con un accento francese mi diceva “sono tuo padre, il tuo genitore questo è il mio numero chiamami, ti amo”. Io lì per lì pensavo fosse uno scherzo anche perché il profilo era un profilo fake. quindi ho detto magari qualcuno ha letto il libro prima che uscisse qualche stampa e mi stanno facendo uno scherzo.

È passata qualche ora e poi presa un po’ dal panico un po’ dalla curiosità, un po’ dall’angoscia, un po’ da una serie di circostanze ho deciso di chiamare quel numero. Con il telefono della mia assistente, non ho usato il mio numero personale. Ho il video di quella chiamata dove appunto ho fatto questa telefonata che è durata circa un’ora.

Quando ho messo giù il telefono io ero scioccata,  incredula, ma nello stesso tempo volevo delle prove, delle conferme. Quella sera mi ha mandato delle foto, delle lettere di mia madre. Mia madre aveva una scrittura molto particolare, molto strana, era la sua. Ha mandato dei documenti, delle cose e lì ho realizzato che era veramente mio padre.

Mio padre che inizialmente credevo fosse morto poi ho scoperto essere vivo. In 37 anni di vita al tempo mia madre lo aveva cercato, ma non aveva mai voluto sapere né capire chi ero. Sono crollata in un baratro, vi giuro. Ricordo che al tempo ero strana, ero sparita, mi scrivevate “Poly cosa succede”.

Avevo un dolore dentro così forte, così grande che non lo so. Da lì ha iniziato a entrare nella mia vita in modo molto prepotente. Mi videochiamava 4/5 volte al giorno, voleva sapere se avevo mangiato, se stavo bene e per me era troppo, perché in 37 anni lui non c’era mai.

La cosa che mi ha fatto arrabbiare maggiormente è il fatto che lui era una persona distinta, un avvocato, un uomo molto ricco. Nelle video chiamate abbiamo fatto più di 6 mesi a sentirci tutti i giorni. Mi faceva vedere la sua casa, la Porsche, la villa, la piscina, la sua azienda, aveva la servitù a casa. Un tenore di vita completamente diverso.

Lui era una persona molto ricca e quindi a maggior ragione ero ancora più arrabbiata perché dicevo “cavoli capisco se avesse avuto delle difficoltà economiche2, ma io da lui non volevo soldi, volevo amore, volevo affetto. In quel momento lì però ero ancora più arrabbiata e avevo un nervoso che mi mangiava dentro. Fra l’altro lui aveva altri figli e a questi figli ha dato il mondo. In queste videochiamate pretendeva che io legassi con loro.

Mi diceva sono i tuoi fratelli e io ma quali fratelli, fratelli di niente. Io sono nata da sola, ho vissuto per terra, non avevo neanche i soldi per piangere, non ho avuto niente. Quindi alternavo giornate nelle quali avevo bisogno di sentirlo, bisogno di raccontargli le mie giornate e giornate in cui gli dicevo non voglio sentirti, ce l’ho a morte con te, perché cavoli in questi 37 anni tu non ci sei mai stato. Non mi hai neanche mai cercata. Mi ha dato delle spiegazioni, ma le trovo inutili nel senso che sono state spiegazioni un po’ frivole.

La cosa che mi ha fatto soffrire di più è che decido di incontrarlo, di vederlo. Avevo bisogno di sentire il profumo della sua pelle, avevo bisogno di sentire un abbraccio,  avevo voglia di questo. Scoppia il Covid, quindi pandemia globale, aspetto.

Ci sentiamo tutti i giorni fino a che un giorno litighiamo in maniera molto forte, io mi arrabbio con lui perché mi faceva dei discorsi strani. Mi sono arrabbiata sempre per lo stesso motivo. Non ci sei mai stato quindi non puoi pretendere. Avevo un po’ di rabbia nei suoi confronti, quindi sparisco per qualche giorno.

Dopo qualche giorno, uno dei suoi figli mi manda un messaggio “papà sta molto male, è ricoverato in ospedale, ti prego fatti sentire perché ha bisogno di sentirti”. “Non essere arrabbiata con lui fatti sentire”. Lì decido di chiamarlo. Aveva fatto una festa grandissima in nome di Georgette, sua figlia ritrovata aveva cercato nei mesi di esserci, anche se per me era tardi e quindi decido di chiamarlo. Lui mi risponde, non riusciva più a respirare, boccheggiava e il giorno dopo lui è mancato.

Quando è mancato, ho pianto le pene dell’inferno. Non trovavo giusto che la vita per l’ennesima volta mi mettesse i bastoni fra le ruote. Volevo solo sentire il suo odore, toccarlo, guardarlo da vicino. Invece la vita mia ha impedito di fare anche questo. Però dentro di me ho elaborato la cosa, ho detto forse la vita ha voluto che io non lo incontrassi. Io ho sempre creduto che nella vita le cose non accadono per caso.

Accadono sempre per un motivo. Da lì venne fuori che lui ha proprietà in Camerun, un sacco di cose, io non ho voluto niente. Zero. Ho sempre fatto da sola, non mi interessa, tenetevi tutto, io non voglio niente e così è stato. Ho chiuso un capitolo, ho chiuso una porta molto grande.

Ho dato delle risposte molto grandi alle domande che avevo. Forse potrei scrivere un altro libro, perché potrebbe essere la spiegazione a tutti i miei punti di domanda perché lui mi ha risposto a tante domande che avevo. Per me si è chiuso così, ho sofferto, però oggi sono integra, perché penso alla mia famiglia, al mio futuro e non voglio più che il mio passato intacchi la mia vita.

Oggi mi sono messa l’anima in pace, perché ora quel nome ha un volto so che faccia aveva il mio papà. Nel periodo in cui ci sentivamo mi ha detto cosa vorresti che ti regalassi, e io una scimmietta. Io amo le scimmiette e mi ricordo che lui mi ha preso questa scimmietta che si chiama Isabelle e adesso vi metto anche il video di Isabelle. Lui ogni giorno mi chiamava, mi faceva vedere Isabelle, mi diceva che sta bene. E quindi  un po’ alla volta ci siamo avvicinati.


COMMENTI