Serena Rutelli, attualmente concorrente della sedicesima edizione del Grande Fratello, ha colpito tutti per la sua difficile storia familiare. La ventinovenne aveva sette anni quando fu adottata insieme alla sorellina Monica da una coppia che sin da subito le ha amate in maniera smisurata, Barbara Palombelli e Francesco Rutelli.
Solo ieri sera la giovane estetista, nel corso della quarta puntata del reality show condotto da Barbara D'Urso, ha avuto la possibilità di leggere una lettera da parte della mamma biologica, Maria. La donna, attraverso la redazione della D'Urso, ha spiegato di aver preferito per le sue figlie un futuro lontano da lei che non avrebbe potuto assicurare loro un avvenire dignitoso (QUI il post). La gieffina, tuttavia, ha dichiarato di non voler incontrare questa persona, in quanto per lei i suoi genitori sono coloro i quali l'hanno cresciuta e hanno contribuito a renderla la donna che è oggi.
La Palombelli è stata impegnata negli ultimi tempi col suo romanzo intitolato 'Mai fermarsi', in uscita dal 14 maggio. Grazie al Corriere della Sera possiamo anticiparvi alcuni spezzoni del racconto di Barbara che non ha tralasciato il suo ruolo da mamma di quattro splendidi ragazzi, di cui tre adottati. Tra questi ci sono Serena e Monica, incontrate per la prima volta nel 2000 in una casa famiglia di Roma:
Non voglio pensare alla burocrazia, voglio portarle al luna park, è un loro desiderio. Già salire sulla mia macchina — a loro — sembra una festa. Le loro risposte sono commoventi e agghiaccianti allo stesso tempo: hanno dieci e sette anni, ma non hanno mai festeggiato un compleanno, mai un Natale in famiglia, mai visto il mare, mai un film, mai un ascensore, mai uscite con il buio, mai frequentato un fast food, mai fatto uno sport.
La conduttrice di Forum e suo marito hanno regalato a queste bambine una serenità lontano da un padre violento e inadatto al ruolo di genitore:
La storia va tenuta segreta, segretissima. Il padre biologico, un uomo violento e pericoloso, allora girava ancora per la città. Potremmo incontrarlo, lui o uno dei suoi amici malavitosi, le ragazze ne hanno il terrore. Non devono uscire foto sui giornali, nessuno deve sapere. Io non sono ancora nessuno, per le piccole. Francesco sfida alle elezioni politiche Silvio Berlusconi e io combatto per non essere come minimo arrestata per sottrazione di minori. Guido pianissimo, quando sono con loro cerco di essere prudente come mai. (...) Sono stati mesi terribili: portare in giro due ragazzine che non hanno il tuo cognome e senza un pezzo di carta che ti autorizzi è un’impresa durissima. E rischiosa: in caso di incidente, di allergia o di una banale infezione, i genitori biologici — all’epoca ancora titolari della patria potestà, incredibilmente non decaduta dopo anni di abbandono e di istituto — avrebbero potuto rivalersi su di noi.
Nonostante tutte le difficoltà derivanti dalla complessa burocrazia, la storia della famiglia Rutelli ha un lieto fine:
Il tribunale, che aveva più volte messo sotto processo il padre biologico per violenze fisiche e altri reati, condannandolo a sei anni in via definitiva, non faceva decadere la patria potestà nonostante gli ormai tre anni di distacco dalle piccole. Senza la dichiarazione dello stato d'abbandono, nessun minore può diventare adottabile. E lui, che non era in carcere (...) continuava a vagabondare. Le ultime parole che aveva pronunciato all’indirizzo delle suore e che le bambine avevano sentito benissimo erano state gridate: “Un giorno tornerò e vi ucciderò tutte”. Ogni tanto Serena continuava a chiedermi: “Non è che un giorno ci trova?”».
Questa possibilità è stata accantonata con la morte di quell'uomo che mai ha assunto il ruolo di padre nelle vite di Serena e Monica, oggi giovani donne cresciute forse troppo in fretta.