Giovanni Ciacci è ufficialmente un concorrente della settimana edizione del Grande Fratello Vip. A confessarlo sulle pagine di Chi, il settimanale diretto da Alfonso Signorini, conduttore del reality show, è lo stesso stylist.
Diventato popolare grazie a "Detto Fatto", la sua partecipazione nella Casa ha un unico, grande obiettivo: parlare di sieropositività, considerata ancora oggi un tabù. Oggi le cose rispetto agli anni 80 sono cambiate. La ricerca ha fatto passi da gigante, grazie alle cure antiretrovirali chi ha contratto il virus può vivere come tutti gli altri e anche a lungo. Tuttavia, rimangono ancora quei pregiudizi e quelle discriminazioni che nonostante "l'evoluzione della specie" nella società, rimangono duri da abbattere.
Anche Giovanni Ciacci convive con questa patologia, ma come ha dichiarato nel corso dell'intervista è rimasta la stessa persona di prima.
Giovanni Ciacci ha ricordato che è anche importante non abbassare il livello di guardia:Non esiste un prima e un dopo la malattia. Sono sempre stato una persona solare, estroversa, casinista, curiosa e assetata della vita. Anche dopo sono rimasto lo stesso. La voglia di fare casino ce l’ho ancora, però mi sono fermato per cercare di capire che cosa mi stava succedendo. E posso dire con tranquillità che molte cose credo di averle capite».
Ho capito sulla mia pelle che essere sieropositivo è ancora oggi un enorme stigma sociale. Eppure oggi si può vivere con l’Hiv, non ci si limita più a sopravvivere e questo è importante dirlo con grande chiarezza. Come occorre dire che l’Hiv riguarda tutti, al di là degli orientamenti sessuali di ciascuno.
Siamo indietro di 40 anni, siamo ancora fermi agli Anni Ottanta. Oggi non dobbiamo curare l’Aids, dobbiamo curare la chiusura delle persone, dobbiamo combattere l’ignoranza, dobbiamo abbattere i pregiudizi che ancora vengono alzati contro chi è malato. Essere prevenuti verso noi sieropositivi oggi non ha più senso.
Non abbiamo più il virus dell’Hiv nel sangue. Non è più rintracciabile. Sai cosa significa questo? Significa che possiamo fare una vita come quella di qualsiasi altra persona. Possiamo avere figli senza trasmettere loro la sieropositività. Possiamo fare l’amore con il nostro compagno o la nostra compagna senza preservativo perché non trasmettiamo più nulla. Se per assurdo mi tagliassi le vene davanti a te e tu entrassi in contatto con il mio sangue non ti accadrebbe nulla, semplicemente perché nel mio sangue il virus non c’è. C’è nella mia mappatura genetica, c’è se sospendo le cure, ma se mi curo nessuno corre alcun rischio.
Giovanni Ciacci ha poi raccontato delle discriminazioni subite:Oggi di Hiv si parla sempre meno. I ragazzi non sono informati. E il tasso anagrafico di chi si ammala è sempre più basso. Ci sono diciottenni già in cura, che dovranno prendere farmaci per tutta la vita. Non dobbiamo stancarci di raccomandare l’uso del preservativo, perché è vero che oggi io posso fare una vita normale, è vero che la qualità della mia vita è quella di qualsiasi persona sana, ma è altrettanto vero che le cure antiretrovirali sono pesanti per il nostro organismo, sono tossiche come ogni medicinale, possono favorire malattie tumorali o cardiovascolari, specie se non si conduce una vita sana.
Bisogna sottoporsi ogni sei mesi a controlli. Dunque è meglio non ammalarsi: bisogna essere chiari su questo. Ma se ci si ammala non è la fine del mondo. Si può vivere bene lo stesso.
Come dicevamo in apertura, Giovanni Ciacci è il primo concorrente ufficiale del Grande Fratello Vip:In molti modi, in maniera subdola, cattiva. Ma io ho una grande fortuna: poterlo raccontare su un giornale, in televisione. Pensa a tutte quelle persone che non lo possono fare perché hanno paura di dirlo, in famiglia, sul lavoro, con un compagno o una compagna. Io parlo per tutti loro.
Sai, Alfonso, io sono grande e grosso, sono alto un metro e novanta e peso cento chili. A me difficilmente puoi scalfire la corazza, ma a volte sono riusciti a scalfire la mia anima. Un episodio tra gli altri... mi hanno raccontato che una mia famosa collega è andata da un direttore di rete della sua azienda a dirgli di non farmi lavorare perché ero malato. Lì per lì mi sono sentito tradito, umiliato, incazzato, poi mi sono detto “Sai che c’è? Ti dimostrerò che posso lavorare a faccia scoperta, e coglierò l’occasione di potere raggiungere tante persone che mi seguono in tv per raccontare che cosa significa oggi essere sieropositivi”.
Perciò, eccomi qua. Se questa mia chiacchierata con te può far sentire anche a una sola persona che non è sola, io ho già vinto. E ti ringrazio, Alfonso, di essere al mio fianco in questa battaglia. Lo dico all’amico, ma soprattutto al direttore di un grande giornale, al conduttore di un grande programma: bisogna informare la gente. Perché in questo momento la discriminazione uccide più della malattia.
Adoro!!! Accenderò un faro su questa malattia e sarà la prima volta che si parlerà di Hiv in un programma seguitissimo di prima serata. Tu e Mediaset mi avete dato una grandissima possibilità e di questo voglio veramente ringraziarvi.
Per la prima volta nella storia di un reality un concorrente sieropositivo potrà far parte del cast:
Conosco tanti colleghi e colleghe che in passato, anche in un passato molto recente, sono stati esclusi dai reality perché avevano l’Hiv. Da oggi, grazie a te, noi sieropositivi non ci sentiremo più ghettizzati. E questo è un grande passo verso la civiltà.