Maria De Filippi racconta come è nata ‘C’è posta per te’ e perché è ancora oggi una trasmissione di successo. E a proposito delle polemiche su Sanremo e Amadeus…
Martina Gennaio 25, 2020
Continua ad essere un successo senza tempo C’è posta per te. Il longevo programma ideato da Maria De Filippi, dopo 20 anni e 23 edizioni di storie che hanno appassionato il pubblico da casa, è ancora oggi uno dei programmi più seguiti del palinsesto televisivo, e registra numeri da capogiro, che nessun altro show riesce ad eguagliare (Festival di Sanremo escluso).
La padrona di casa non può che essere orgogliosa di questi risultati, e alle pagine online del Corriere della Sera, ha deciso di raccontare come è nata questa trasmissione diventata nel tempo un pilastro non solo del panorama televisivo italiano ma anche estero:
Era il 1999, mi avevano fermata due ragazzi sulle scale del ministero: loro non potevano entrare e mi avevano chiesto di consegnare una busta al ministro. Entro e consegno la lettera anche se non conosco il contenuto. Poi però ci continuo a pensare. Ecco, lì è nata l’idea. All’inizio nessuno poteva immaginare sarebbe diventato un programma venduto in un sacco di paesi. [..] Il primo dato fu il 19%, ancora lo ricordo. Poi il 21. Piano piano è sempre cresciuto e oggi Pier Silvio Berlusconi, se potesse, lo farebbe andare in onda tutto l’anno. Io sono contenta, anche se il numero è impressionante sopratutto rispetto a quelli che ci sono in giro ultimamente: non capita spesso di vedere dati con il 3 davanti.
Un successo quello di C’è posta per te dovuto, per la conduttrice, alla capacità che ha di emozionare ed appassionare alle sue storie sia grandi che piccini:
C’è posta parla di sentimenti che riguardano ogni generazione. La sensazione, e la fonte di preoccupazione, è che i giovani la tv non la guardino proprio più. E se lo fanno, lo fanno a modo loro: si creano un proprio palinsesto, formano delle community che commentano le trasmissioni… senza contare che non c’è nulla più che li stupisce, che l’attenzione è diversa, sono figli del web, hanno velocità di cambiamento nello spostare la loro attenzione che prima non c’era. La differenza rispetto agli altri sta forse nel fatto che io non parto a monte ma a valle. Io non propongo un contenuto ma lavoro sul contenuto che mi propongono loro. Mi oriento in base a quello che mi scrivono, a quello che mi dicono e a come me lo dicono. Tutto è diverso, anche il linguaggio. Se consideri quello che i giovani ti chiedono, secondo me li riesci a intercettare: cerco di stare dietro a loro. [..] Una persona di 70 anni può avere poche cose in comune con una di 15, eppure insieme possono benissimo giocare a burraco. Il ragionamento che faccio è trovare sempre un terreno in cui ci si possa incontrare.
Il segreto su cui punta il programma è proprio il racconto e l’immedesimazione, a più livelli, in cui possono ritrovarsi tutti:
La televisione deve rispecchiare la realtà, se no dai una visione del mondo tuo ma che non appartiene agli altri. Altrimenti la tv diventa un negozio in cui dentro trovi solo cose che non fanno per te, che non ti riguardano.
Maria ha anche spiegato che la redazione resta molto vicino alle persone che hanno partecipato alla trasmissione, ma non è questo l’aspetto che più interessa far emergere del programma:
Il dopo è seguito dalla redazione, ma non trovo giusto raccontarlo in televisione. Non mi piace. Il senso del programma è un altro e il lavoro non è semplice: non so se si nota, ma è curato in ogni dettaglio e richiede tanto, tanto impegno.
A contrastare la De Filippi e il suo share stellare, c’è su RaiUno un altro grande professionista, Alberto Angela con le sue Meraviglie, che non registra i numeri della conduttrice di Mediaset ma porta a casa dei risultati (17/18% di share) decisamente buoni per essere una trasmissione di divulgazione scientifica in onda di sabato sera:
Ecco, lui è un grande divulgatore. Per me è bravissimo, come era bravo Baricco: spiegava i libri in camicia azzurra, con le maniche arrotolate e io stavo a seguire tutto quello che diceva appesa alla tv. Angela ha un modo che non è impositivo nella divulgazione. Non ti dice: io sono acculturato e tu ignorante seguimi. Non è mai presuntuoso, non è mai il conduttore invadente o invasivo, la sua non è mai una predica e per questo la gente lo segue.Se anche lui riconosce questo in me, sono solo che felice. Io riconosco il suo modo di condurre e trovo sia quello giusto. Ho sempre pensato che il conduttore debba essere un tramite e non l’oracolo, se no diventa un politico. Poi c’è chi lo fa ma non è un modo di fare tv che appartiene a me. Angela lo sento simile, poi fa tutt’altro genere. Il mio programma è nazional-popolare, l’accesso è più facile. Angela lo devi voler seguire, deve interessarti. La mia partenza è più accessibile perché racconto qualcosa che già conosci. Lui ti deve intrigare, però poi quando lo vedi non ti stacchi perché ti accompagna… rispetto a chi fa divulgazione, vedo la differenza che c’è tra il professore del liceo e quello dell’università che magari fa un corso che scegli di seguire perché ti interessa e alla fine non c’è nemmeno l’esame.
Il portale di informazione, con Sanremo 2020 quasi alle porte, non ha potuto non chiedere a Maria – che ha condotto il Festival nel 2017 con Carlo Conti – cosa ne pensasse delle ultime polemiche che stanno coinvolgendo Amadeus (e delle quali vi avevamo parlato QUI):
Fa impressione ultimamente considerare quanto bisogna stare attenti quando si parla per non essere fraintesi. Io non penso che Amadeus sia sessista o maschilista. Credo che abbia inteso Sanremo come una grande festa della musica e abbia mischiato molte carte: penso che il suo scegliere delle giornaliste del tg e anche delle bellissime ragazze miri ad accontentare tutto il pubblico. Credo che lui abbia sbagliato ad usare dei termini e in generale, sulla questione, penso abbia ragione Lilli Gruber quando dice che se tu fai un lavoro, che sia uomo o donna devi essere pagato nello stesso modo. E penso anche che per le donne è più complicato farsi valere. Ma dobbiamo anche essere noi donne più solidali, lo siamo poco. I maschietti sempre molto di più. Poi se Amadeus invita una giornalista del tg a Sanremo, mi sembra chiaro non abbia nessun pregiudizio. Anche io, a Sanremo, avevo innescato una polemica senza rendermene conto.
Infine, sulla vicenda di Junior Cally – rapper in gara al Festival accusato di aver scritto testi sessisti – ha chiosato:
Ho avuto un caso simile ad Amici, con Skioffi. I prof lo avevano giudicato in base alle canzoni che aveva portato, poi sono saltati fuori tutti i precedenti. Io ho chiesto un parere ai giornalisti che si occupano di musica, ho fatto in modo che lui spiegasse le frasi che aveva cantato. Le spiegazioni non erano molto diverse da quelle di Cally, lui diceva anche di essersi ispirato ad alcune scene di film. Alla fine è rimasto: io credo che la componente artistica conti.
Cosa ne pensate delle sue dichiarazioni?
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