La prima puntata de L'Isola dei famosi è stata un po' una delusione per il pubblico, che si aspettava di vedere i naufraghi finalmente giungere in Honduras e iniziare la loro avventura senza cibo e senza le comodità di tutti i giorni. Ma, a causa del maltempo, i concorrenti (e il pubblico) dovranno aspettare ancora una settimana. Nel cast di questa decima edizione, la prima targata Mediaset, c'è anche Patrizio Oliva, grande campione di pugilato. "Perché L'Isola? La mia vita è stata costellata di sfide e quando mi è stato proposto questo programma, ho pensato: 'Questa trasmissione mette a dura prova, non è uno scherzo' e la cosa mi ha stuzzicato". Sì, perché Oliva non ha mai fatto segreto di aver avuto una vita difficile e di non aver avuto, da giovane, il cibo da mettere a tavola. "Io ho fatto il pugile nella categoria dei 63 kg e ne pesavo 71, così ho dovuto perderne otto: trent'anni fa altro che dieta, era tutto un fai da te. Non mi ricordo su quale ring non sono salito affamato! E non solo di vittoria" scherza lui a riguardo. Di questo, e non solo, ha raccontato nella sua autobiografia Sparviero: "L'ho scritta insieme a mio nipote Fabio; volevo che dalla penna dello scrittore non uscisse inchiostro, ma sangue. Magari con presunzione, sono convinto che la mia storia faccia da esempio: sono un uomo che viene da un quartiere difficile, figlio di un padre 'eccessivo', nato in una famiglia dove i problemi economici erano il pane quotidiano. Mio padre era un violento, perché venuto su nel mondo della violenza: aveva pochi mesi quando suo padre morì; poi ci metta l'orfanotrofio, l'orrore della guerra, e la perdita di mio fratello Ciro, a 15 anni, per un tumore. Tutto questo l'aveva reso una persona eccessiva. E dire che, come indole, era una persona affettuosa". A questo punto si commuove, quindi preferisce tornare a parlare della trasmissione: "Più che la fame, temo la lontananza dai miei cari. Non è che mi sia sposato ora o che le mie figlie siano nate due minuti fa, ma l'unità si compone proprio nel corso del tempo con le persone che ami. I miei (gatto Gennarino compreso) sanno che non faccio scelte azzardate: so che ho un passato da difendere e non voglio rendermi ridicolo. Faccio sempre le cose con amore. Non ho mai fatto niente per soldi, non mi interessa. Ho lo spirito olimpico, combatto per la gloria, non per il premio. La motivazione che mi ha portato a vincere i Mondiali, ad esempio, è stata dare ai miei genitori ciò che avevano perduto e quando vinsi, dissi loro: 'Ho onorato la memoria di mio fratello Ciro'". E se dovesse vincere anche stavolta, a chi dedicherebbe la vittoria? "Non voglio essere celebrativo, ma la dedicherò a me stesso, perché sono io che mi metto in gioco". Infine, conclude commentando il suo libro: "Non riesco a rileggerlo: ogni volta che lo apro è come se mi trovassi in una sala di montaggio dove scorre la mia vita. Ci sono dei traumi che ho superato, ma che sono difficili da affrontare se li ritrovi scritti così, nero su bianco. Mio padre era di una bontà...Io l'ho riscoperto una volta passate le sue sofferenze. Io me lo ricorderò sempre papà a bordo ring, con l'eterna sigaretta in mano; lui, che dopo averne accesa una, non aveva più bisogno di fiammiferi".