‘Skam Italia’, Beatrice Bruschi svela come è andata la prima volta che ha indossato il velo per interpretare Sana. E a proposito della sua vita sentimentale…

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Quando Beatrice Bruschi ha scelto di indossare i panni di Sana Allagui era già certa che sapere a memoria il copione non sarebbe bastato per rendere credibile al pubblico un personaggio così complesso e ricco di sfumature che lei stessa non conosceva a fondo.



Il lavoro della giovane attrice originaria di Torino per interpretare e dare vita a questa ragazza musulmana italiana di seconda generazione non è stato un gioco da ragazzi e - come ha raccontato alle pagine di VanityFair.it - ci ha messo tanta cura e un'attenzione così particolare che l'hanno portata anche a chiedersi all'inizio se fosse stata davvero capace di sostenere al meglio questo ruolo:

All’inizio avevo paura di non essere all’altezza, ma sapevo che l’unico modo di approcciarmi al ruolo era entrare in punta di piedi, studiare, informarmi. Se non lo avessi fatto, sarei stata una pessima attrice. Prima della prima stagione mi sono comprata il Corano e me lo sono letto tutto, poi ho chiesto consigli a un mio amico di origini egiziane e a una ragazza musulmana conosciuta su Instagram e, infine, ho deciso di uscire di casa e andare in giro con il velo: avevo bisogno di sapere cosa prova Sana quando prende l’autobus e la gente la guarda con occhi strani.



Per entrare nel mondo di Sana, Beatrice ha infatti scelto di indossare il velo, uscire di casa, e capire cosa si provava a misurarsi anche con i possibili pregiudizi. Un'esperienza che alla fine è andata meglio del previsto:

Ero uscita per portare a spasso il mio cane, un bestione di 70 chili che si chiama Titanus. Vicino a casa mia c’è un liceo e i ragazzi erano appena usciti da scuola: si sono avvicinati e dentro di me mi sono subito detta “ecco, adesso mi diranno qualcosa” e, invece, mi hanno spiazzata: “ammazza, che cane enorme!”. Mi sono accorta che molte persone erano tranquille: certo, ci sono stati degli sguardi un po’ perplessi soprattutto da parte di qualche signora, ma io camminavo a testa alta, felice di quello che stavo facendo. È una cosa che mi ha aiutato molto: se non avessi fatto questo percorso, non avrei capito fino in fondo il mondo in cui stavo entrando.



Per la realizzazione della quarta stagione del teen drama, quella incentrata più nel dettaglio sulla storia del suo personaggio, Beatrice ha lavorato a stretto contatto con Sumaya Abdel Qader, esponente della comunità musulmana che è stata consulente alla sceneggiatura e l'ha aiutata molto a dare spessore alla sua Sana:

Sumaya è stata il salto di qualità: entrare in casa sua e conoscere le sue figlie è stato indispensabile per poter costruire un personaggio realistico, fatto bene. Skam, dopotutto, fa questo: descrive la realtà. Sumaya è una mente incredibile, una fonte di ispirazione e sono contentissima che abbia seguito la serie perché è stata fondamentale. Quando ogni tanto veniva sul set e mi diceva di essere orgogliosa di me, mi riempiva il cuore: in un momento di sconforto mi ha abbracciata e l’ho sentita come una mamma, la figura femminile che mi mancava.

Oltre al velo, Beatrice ha avuto anche modo di indossare il burkini:

È molto comodo. È un leggings dove sopra hai questa maglia un po’ lunga che ti copre il sedere: sembra una muta, ma in realtà ti sta che è una bomba. Ce ne sono di tantissimi tipi, me li hanno fatti scoprire le figlie di Sumaya su un sito, Hijab Paradise, che le ragazze musulmane usano tantissimo.

A proposito del suo pensiero sulla religione musulmana ha poi aggiunto:

Non ho mai pensato in tutta la mia vita che una donna con il velo fosse costretta: ognuno fa quello che gli pare e giudicare gli altri è sempre una cosa sbagliatissima. Dal canto mio, ho sempre cercato di vedere oltre e sono stata spesso presa in giro per questo. Dopo questi anni ho imparato tantissime cose e, al di là della realtà musulmana, è stato bello avventurarsi in un mondo nuovo, conoscere, guardarsi intorno. L’ignoranza è il più grande male che esista. Una delle cose più belle che emerge dalla serie è che Sana ci tiene davvero a far capire che indossare il velo è una sua scelta: il padre non vorrebbe che lo portasse a scuola, ma lei sente di doverlo fare e, di questo, va fiera. Per contrappasso penso che proprio il velo sia un simbolo di libertà. Sana, poi, ha questa forza incredibile, questa visione dell’Islam così progressista, non sa le volte che vorrei essere lei.

Tante cose la differenziano da Sana, una su tutte la determinazione con cui il suo personaggio affronta a testa alta i pregiudizi:

È molto più decisa di me e non ha paura del giudizio degli altri. Anche io, di base, sono una che se ne frega di quello che dicono gli altri, ma le scelte di Sana sono molto più difficili da affrontare e richiedono un coraggio incredibile: mi sembra che sia molto più grande della sua età, una cosa che ho notato anche nelle figlie di Sumaya.

Anche la Bruschi in adolescenza ha affrontato qualche momento difficile, ma dalla sua parte ha sempre trovato la recitazione come àncora di salvezza:

Sona una ragazza normale che è cresciuta in fretta: alla fine del liceo ho dovuto affrontare la separazione dei miei genitori, che non è stata facile. Sono sempre stata abbastanza responsabile, sempre impegnata nel teatro e negli spettacoli, ma c’è un momento in cui senti che cambia qualcosa e fai un salto in avanti. La recitazione, così come la musica, mi salva la vita tutti i giorni, fa parte di me. Quando ho finito il liceo non sapevo se fosse il caso di continuare e così, temendo di finire sotto i ponti come diceva qualcuno, mi sono iscritta a Giurisprudenza. Studiavo, seguivo le lezioni ma, a un certo punto, mi sono detta: che cacchio sto facendo? Io non sono questa. Anni prima a scuola ci chiesero cosa saremmo voluti diventare da grandi e io risposi “prof, io non voglio fare l’attrice. Io devo fare l’attrice”. È qualcosa che ti richiama dentro. Proprio come la musica in questa quarantena: prima suonavo la chitarra ma, barricata in casa, ho sentito il bisogno di approfondire.

Nella quarta stagione Sana si avvicina delicatamente e tra non poche difficoltà a Malik, un amico di suo fratello, mentre la Bruschi a proposito della sua vita sentimentale ha rivelato:

Non sono fidanzata, ma penso che vorrei esserlo perché sarebbe bello poter condividere delle cose con qualcuno che ami. In quest’ultimo periodo è come se inconsciamente respingessi tutti: è un momento solo mio e il fatto che abbia vissuto Skam Italia 4 da single è stato un bene perché mi ha permesso di concentrarmi totalmente su quello che facevo. Se avessi avuto qualcuno sicuramente mi avrebbe lasciata. Oltre il set non avevo una vita, ero sempre in mood Sana, sempre pronta a imparare a macchinetta tutto.

Tra paure e nuove consapevolezze, la giovane attrice - per la prima volta protagonista di una serie così importante - vorrebbe continuare la strada delle recitazione anche se dopo il rapporto di profonda stima nato con il regista Ludovico Bessegato teme che una magia di questo tipo non si potrà creare con nessun altro:

I tre anni di Skam, al di là della quarta stagione, sono stati i più belli della mia vita. Abbiamo legato tantissimo, stiamo sempre insieme, usciamo e siamo diventati tutti parte delle nostre vite. Mi sono trovata talmente bene con Ludovico che quasi avrei paura a lavorare con altri registi perché temo di non raggiungere la stessa soddisfazione lavorativa. Al di là di tutto, non vedo l’ora di cimentarmi in nuovi ruoli, magari diversissimi tra loro. Adorerei fare la cattiva, magari in un poliziesco o in un film d’azione, ma anche qualcosa che abbia a che fare con i supereroi. Sono una fan sfegatata di Star Wars e un personaggio come Leila sarebbe pazzesco. Anche a livello di costumi, qualcosa di settecentesco o fantascientifico mi stimolerebbe tanto.

E voi seguite Skam Italia? Vi è piaciuta Beatrice nei panni di Sana?