Sossio Aruta a IsaeChia.it: “La mia carriera, i miei figli, il rapporto con la mia ex moglie e tutto ciò che c’è da sapere sulla mia vita l’ho racchiuso nel mio libro, ‘Yo Soy Un Pajaro’!”

Sarà presentato domani, 15 settembre 2017, il primo e già annunciatissimo libro di Sossio Aruta, Yo Soy Un Pajaro.



Edito da Graus Editore e scritto in collaborazione con Tina Marasca, il cavaliere del Trono Over di Uomini e Donne ha voluto mettere nero su bianco la sua vita per raccontare la sua verità, la sua storia e le sue sofferenze. E’ stato proprio il partenopeo a raccontare qualche dettaglio in più in merito a questa avventura che si appresta a intraprendere in esclusiva a noi di IsaeChia.it:

Ciao Franci, il libro è autobiografico ed è essenzialmente diviso in tre parti: una parla della persona Sossio/comune essere mortale; la seconda, invece, racconta del calciatore; mentre la terza riguarda Sossio/personaggio pubblico. Sono due i punti cardine di questo libro: principalmente il titolo, Yo Soy Un Pajaro, che significa io sono un falco, è relativo a un aneddoto risalente agli anni ’90. Ogni volta che facevo goal, esultavo in modi strani, aprendo le braccia come le ali di un falco e da un mio compagno di squadra argentino mi sono fatto dire come si chiamasse questo animale nella sua lingua, appunto pajaro. Solo che quelle ali con cui emulavo il volo dell’uccello hanno cercato in tutti i modi di spezzarmele e qui ce ne veniamo al secondo punto cardine di tutto il discorso: la separazione dai miei figli. La persona che io amavo ha cercato in tutti i modi di mettermi con le spalle al muro, togliendomi persino la patria potestà: non solo mi ha tradito e lo ha fatto con l’allenatore dei miei figli, ma mi ha fatto cacciare in modo barbaro da casa mia , dove da tre anni vive con lui. Io mi sono trovato così, solo, senza un tetto, e me ne sono tornato a Napoli, da mia madre, con l’unica colpa di aver scoperto i tradimenti che m’infliggeva ed essere stato trattato come se il traditore, in quella situazione lì, fossi io.



Sossio, poi, ha aggiunto:

Io non voglio che i miei figli non sappiano nulla di me, voglio che a loro rimanga qualcosa del padre che non può star vicino come vorrebbe. Per questo ho deciso di scrivere il libro, per fargli sapere e chi sono, per fargli capire cos’è successo, cosa ho fatto di bello nella mia vita, quanto voglio bene a entrambi e anche cosa ho sbagliato. E’ vero che non pago loro gli alimenti, quantomeno non lo faccio sempre, perché mi trovo in serie difficoltà economiche, ma quando posso provvedo sempre e preferisco mettere da parte i soldi per andarli a trovare, stare con loro, e farli sentire bene, dando loro tutto ciò di cui hanno bisogno, piuttosto che pagargli sempre gli alimenti… purtroppo lo stare a 1.200 chilometri di distanza non aiuta per niente. Ma io sono il loro papà e voglio esserlo standogli vicino e offrendo loro tutto il mio amore!



Infine, il cavaliere ha raccontato di aver ricevuto negli scorsi giorni un ulteriore dolore:

L’ultima infamia? Avevo programmato di andar su questa sera, dormire in albergo per poi andare domattina a prendere i miei figli e portarli a scuola per il loro primo giorno, come faccio da sempre. Mi è stato negato! Io vado da loro quando ho i soldi per farlo e avevo messo da parte tutto per esserci domani: il primo giorno di scuola è importante, ma sono stato ritenuto inadatto dall'assistente sociale. Hanno buttato addirittura in mezzo mio figlio, gli hanno fatto mandare un audio in cui mi diceva che non voleva che io andassi e che ce l’avrebbe accompagnato la mamma. Ma la madre può farlo qualsiasi altro giorno! Insomma, questo libro fondamentalmente è stato scritto per evitare che i miei figli un giorno mi chiedano “Ma tu chi cavolo sei?”. Ecco, glielo spiego lì dentro io chi cavolo sono!

Che ne pensate delle parole di Aruta?