‘The Voice of Italy 3′: l’opinione di Chia sulla quarta puntata

Quella di Andrea Orchi, 28enne romano dall'aspetto buffo, è senza dubbio una delle voci più interessanti che abbiamo ascoltato sino ad ora nelle prime quattro Blind Audition di The Voice of Italy. Lui ha scelto questo talent proprio perché 'non si guarda l'aspetto, si guarda ciò che una persona emana con la voce: gli occhi sono sopravvalutati!', eppure la faccia di Noemi quando si è girata per prima la diceva lunga. Un'espressione tra il basito e lo schifato per i primi 3-4 secondi, al quinto le è venuta l'illuminazione è voltandosi verso i suoi colleghi ha esclamato festosa 'E' fighissimo, ragazzi, giratevi!', e non perché lo pensasse realmente, ma solo per provare a togliersi il nerd con le orecchie a sventola di torno nel modo più elegante possibile: cercando di rifilarlo agli altri. Questa è stata la mia impressione, ma spero di sbagliarmi perché sarebbe una gran caduta di stile per la rossa inibirsi per l'estetica (e non sarebbe la prima volta che lo fa, di battute sul fisico in queste settimane ne abbiamo sentite a iosa..) quando ti trovi davanti ad una voce così bella. Per altro Andrea alla fine ha scelto proprio lei (mortacci, e dire che c'erano i Fach come valida alternativa scevra da facce antipatiche), quindi spero lo sappia valorizzare sennò vado e je meno, promesso.



E rimanendo in tema di nerd, avrei detto un altro sì ieri sera, e l'avrei detto a Chiara Beltrame. Occhiale giallo fluo, vestitino bon ton verde e abbinata calzini/scarpe arancioni, già a vederla era un personaggio, ma nell'esecuzione di DNA l'ho trovata energica e accattivante. Staremo vedere se anche alle Battle reggerà botta!

Tre sono coloro che avrebbero potuto meritare l'ingresso nel talent e invece se la sono purtroppo giocata male. La prima è Nadezhda Borzak, detta Nadia, nipote della grandissima Gabriella Ferri. Di lei mi ha colpito tantissimo la storia personale: giovanissima cantautrice, è stata musicalmente molto influenzata dalla nonna e la sua scomparsa l'ha sconvolta al punto di farla sprofondare nel baratro della droga, da cui è uscita grazie ad un periodo di rehab in un monastero in Grecia. Forse è stata l'emozione a fregarla, ieri, la stessa che non ha permesso a Sara Schlingensiepen di brillare con quell'originale ed intima versione di Titanium. Ed infine il mio ultimo rimpianto è per Giovanni Ursini: mezzo brasiliano e mezzo romano, sulla carta poteva diventare il mio preferito in assoluto. Peccato per la scelta di un brano di Ligabue in cui si è mostrato troppo simile all'originale per spiccare davvero.



Simile all'originale, checché ne dica Noemi (che ogni tanto se non sbarella non è contenta), non ho trovato invece il napoletano Giovanni Scardamaglio che ha scelto Pronto a correre di Marco Mengoni per colpire i coach alla Blind. Io di lui ho apprezzato proprio il fatto che non sia scaduto nell'imitazione, ma devo essere sincera: per ora mi ha convinta poco (sarà che il paragone con l'originale è impietoso per molti..), ma visto che comunque i Facchinetti si sono girati spero di ricredermi alle Battle perché la voce non è malaccio e anche lui mi sembra un personaggio positivo, quindi perché no.

Pecca di queste Blind Audition ho notato che spesso e volentieri sono i parenti nel backstage, quelli che sostano davanti al megaschermo insieme al conduttore Federico Russo, le mamme in particolare. Io dico no a certe invasate che scalpitano, quasi svengono, piagnucolano, esultano in caso di risposta positiva da parte dei coach nemmeno il figlio avesse vinto un Nobel e al contrario imprecano in cinese se quei quattro incompetenti non hanno capito l'immenso talento della loro prole. Ma datevi una calmata, oh! Delle bimbeminkia troppo voluminose, paura vera.



Ma oggi è la festa del papà, e io il mio babbo lo rivedo un sacco in Roby Facchinetti: bergamasco dalla statura non troppo elevata e dagli occhioni azzurri, bella voce e buon orecchio, amorevole e al contempo rompiballe. Si sono incrociati diverse volte nella vita, Facchinetti e Bonati, e il vinile qui sotto, che il mio babbo custodisce gelosamente nella sua collezione vintage, ne ricorda una. Auguri, rocce. Cosa avremmo fatto senza di voi io e Francesco non lo so.