Valeria Rossi choc: “Quando avevo dieci anni sono stata abusata”
La cantante di Tre parole ha raccontato il doloroso aneddoto a La Repubblica: “Ero piccola ed è stata una cosa reiterata negli anni
Renata Agosto 25, 2024
La cantautrice Valeria Rossi, nota per aver inciso il brano Tre Parole, ha recentemente raccontato di essere stata vittima di abusi.
Originaria di Tripoli, da cui la sua famiglia è dovuta scappare, è cresciuta a Mentana, comune a 30 chilometri da Roma. “Siamo passati da essere una famiglia borghese a non avere più nulla. Mio padre Giuseppe aveva un’azienda di import-export e ha dovuto ricominciare da capo. Mia madre Clara riuscì a trovare un impiego al Cnr dopo aver vinto un concorso“, ha ricordato la cantante in un’intervista rilasciata a La Repubblica. Parlando della sua infanzia – segnata dal trauma familiare dovuto all’essere stati cacciati dalla propria patria – Valeria ha aggiunto: “Diciamo che non ho avuto una vita comoda. Ero una adolescente molto solitaria e chiusa in me stessa. In quei momenti è uscita una forte determinazione che poi mi ha sempre aiutata“.
Nel 2001, a circa 32 anni, Valeria ottenne un enorme successo (nazionale ed internazionale) grazie al brano Tre Parole, con cui vinse il Festivalbar (avrebbe dovuto anche partecipare a Sanremo Giovani del 2001 ma venne bocciata). “È stato un momento importante della mia vita. Anche se talvolta penso sia stato un incidente di percorso vedendo quello che poi ho fatto“, ha spiegato la cantante e scrittrice, che parlando di quegli anni ha aggiunto:
C’è stato un bel ritorno, tanto che ho comprato una casa ai miei genitori che non avevano nulla ed erano sempre stati in affitto. Oggi entra ancora qualcosa per i diritti […] All’inizio il testo era un po’ diverso, doveva fare: “Sono il guaritore, sono il tuo dolore. Sono la notte che deve passare“. La prima ispirazione arrivava da una esperienza sentimentale di quel periodo. Ma come tutte le cose poi si trasforma. E in quel caso c’è stato un bel lavoro di gruppo. […] Ricordo ancora l’esordio a Taormina con 20mila persone. Pensi che l’organizzatore non inserì nemmeno il pezzo nel cd ufficiale perché mi considerava una sconosciuta. Insomma, la vincitrice nell’album del 2001 non c’è.
“In quel periodo di successo improvviso ho allontanato dalla mia vita persone che forse non dovevo mandare via. E magari ho dato più spago a chi non lo meritava“, ha ammesso Valeria, che ha proseguito dicendo:
Mentre tutto questo succedeva, io man mano mi estraniavo con la mente. Pareva di vivere in una bolla. In verità la pecca più grande di quel momento è stata la velocità. Perché le persone, io allora avevo 30 anni, hanno bisogno di metabolizzare, di capire. E quindi ho avuto questo disagio. Da una parte una sensazione bella che mi stava realizzando e dall’altra questo vortice da cui era difficile uscire. L’estrema velocità del successo non mi ha dato la possibilità di prendere bene le misure. Ho iniziato a stare sulla difensiva.
Quando hai un successo di quella portata ti si appiccica un’etichetta addosso e ti chiedono di fare sempre la stessa cosa. In questo caso la stessa canzone. Molti mi domandano se odio Tre parole. Direi di no, ma perché non mi sono cristallizzata solo su quello. Ho fatto tante altre cose. Mi sono laureata in Antropologia, ho vinto un concorso statale…
Proprio in merito alla sua vita dopo il successo di Tre Parole, Valeria ha raccontato:
Ho lavorato all’ufficio anagrafe di un paesino della Brianza per circa due anni, dal 2020 al 2022. Avevo iniziato con grande convinzione poi non mi sono più sentita utile. Insomma, non c’erano gratificazioni. Poi volevo stare di più con mio figlio Miro che oggi ha 14 anni […] Sono molto vicina a mio figlio. Credo anche di avergli trasmesso la mia passione per il sociale tanto che ha deciso di fare il politico.
Ho studiato molto e mi sono specializzata nell’analisi bioenergetica che è una psicoterapia somatopsichica ideata da Alexander Lowen. La pratico innanzitutto per me. Ma anche per aiutare gli altri. Da questa esperienza è nato un progetto a cui tengo molto: Voiceplant. Mettiamo insieme musica, patrimonio vegetale e patrimonio umano. Ascoltiamo il rumore degli alberi e poi entriamo in sala di registrazione. Traduciamo la frequenza della pianta in suono e poi componiamo.
Riguardo la sua carriera musicale, Valeria ha svelato: “Capita di fare ancora qualche concerto e dietro le quinte sono sempre attiva come autrice. Progetti in ballo comunque ce ne sono. Diciamo che la musica è il mio piano b, ora sono più focalizzata su altro“. Poi, ha raccontato di essere stata vittima di abusi:
Guardi, non è semplice anche se i tempi sono molto cambiati rispetto a quando è successo. Da ragazzina, avevo appena 10 anni, sono stata abusata. Si tratta di una storia molto accidentata e dolorosa nella mia crescita. Ho deciso di parlarne per la prima volta in questo libro, Come un cane bianco, proprio perché avevo bisogno di mettere questa vicenda in un contenitore e non parlarne così a secco. Perché situazioni come queste ti espongono e non è che si tirano fuori così, come se si fosse al mercato. Nel libro mi sentivo più protetta.
Ero piccola ed è stata una cosa reiterata negli anni. Ma oltre all’abuso in sé, un altro dramma per me è stato non avere sponde. Perché adesso ne stiamo parlando ed è importante farlo. Ma prima non bisognava parlarne, nemmeno in famiglia. E in una situazione in cui non capisci bene cosa sta succedendo e senti che c’è qualcosa che non va, ecco, ti senti abbandonata. Anche perché è successo in un ambiente che in teoria doveva essermi vicino, che doveva proteggermi. Per questo oggi tra i miei impegni c’è quello di aiutare e stare vicina a giovani donne vittime di abusi e maltrattamenti. […] Oltre alla grande determinazione, ho trovato conforto nei vinili dei miei due fratelli maggiori. Ascoltavo molto i Queen. E anche nella lingua inglese, infatti ho fatto il liceo linguistico.
COMMENTI