Verissimo, Paola Caruso parla della delicata situazione di suo figlio Michele dopo l’operazione: “Vedere che soffre così mi devasta!”
La showgirl, in lacrime, ha svelato qual è il suo più grande sogno. E a proposito del suo ex compagno…
Renata Settembre 24, 2023
Paola Caruso, ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, ha aggiornato il pubblico sulle condizioni di salute del figlio Michele.
Come l’ex Bonas di Avanti un altro ha raccontato nel salotto di Verissimo, durante una vacanza in Egitto, a Sharm el Sheikh, il piccolo aveva avuto un po’ di febbre. Dato che la temperatura corporea di Michele non si abbassava, Paola si rivolse ad un medico locale che, dopo aver visitato il figlio, prescrisse delle punture.”Mi sono fidata, mi sono lasciata convincere. Non l’avessi mai fatto“, ha confessato la Caruso a Silvia Toffanin. Dopo la puntura, però, Michele non sentiva più la gamba. “Gli hanno iniettato un medicinale tossico, che non si inietta ai bambini. Alla fine la diagnosi è che lui ha una paresi del nervo sciatico”, ha spiegato l’ex concorrente di Pechino Express. Ospite nuovamente a Verissimo lo scorso 22 aprile, Paola rivelò che l’unica strada da percorrere per far sì che il figlio tornasse a camminare era quella dell’operazione.
E così due giorni dopo il bambino si è sottoposto all’operazione, che ha avuto un esito positivo tant’è che Paola ha poi condiviso sui social uno scatto di Michele, tornato a camminare. Oggi, la showgirl ha raccontato:
Ho il cuore lacerato da quasi un anno. Operarlo era l’unica speranza per farlo camminare di nuovo. Era cruciale, fondamentale, questo intervento. Per una mamma, sei ore di intervento ad un bambino così piccolo…non sai come va, cosa può succedere. Ti addormentano un figlio con l’anestesia totale…Pensi mille cose. Quindi avevo anche paura di farlo operare. Dicevo: “Per un puntura – che la fanno al giorno milioni di persone nel mondo – guarda cosa mi è successo”. Chissà cosa può succedere in un intervento di sei ore, avevo paura ad affrontare questo intervento. Ero terrorizzata. Non sapevo fino all’ultimo se farlo o non farlo.
Alla fine, anche i dottori mi hanno detto: “Signora, lo deve fare, non può per una sua paura non dare una possibilità a suo figlio”. Mi sono data forza e ho superato anche questa paura. A lui ho mentito, una menzogna bianca. Gli ho detto: “non sentirai niente, la mamma è con te. Quando ti sveglierai non avrai più il tutore”. Ho dovuto mentire, gli ho dovuto dare la forza per affrontare l’intervento. Non auguro a nessuna mamma e a nessun bambino quello che ha passato mio figlio. Penso che nessun adulto avrebbe sopportato il decorso di un intervento che è stato importante per un bambino di quattro anni. Era tutto ingessato, per 45 giorni. Questo tipo di intervento solo i bambini lo riescono a sopportare perché loro hanno una forza che noi adulti non abbiamo più.
Paola ha continuato:
Quando me l’anno ridato non capivo niente. Quando lui ha aperto gli occhi ho ricominciato a respirare. Quello che doveva essere fatto per liberare il nervo è stato fatto. Lì, dove era stata fatta l’iniezione nel nervo, si era creato un taglio quindi non passavano più le terminazioni nervose perché questa cicatrice occludeva il flusso. E’ un’operazione che in Italia non si faceva da vent’anni perché in Italia sono vietate le intramuscolo ai bambini perché essendo piccoli, è tutto vicino e c’era il rischio che potevano succedere queste cose. Ho avuto la fortuna di trovare un medico in grado di fare un’operazione di questo tipo.
Michele ora passa le giornate a fare fisioterapia, non ci siamo mai fermati per avere il massimo risultato e cercare di guarire il prima possibile da questa patologia che ci siamo trovati addosso. Il dottore mi ha detto che sperava di trovare una situazione migliore. Quindi pensa io come sto…dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto ancora non basta. Io non so più che cosa fare. E’ come se dobbiamo fare sempre di più, che Dio aiuti questo bambino. Io mi sento impotente ed è la cosa più brutta per una madre. Anche perché adesso lui capisce di più. Da questa estate ha iniziato a dirmi serio: “mamma, io non ce la faccio più, voglio spaccarlo questo tutore”. E urla…vedere mio figlio che soffre così mi devasta. Con lui sono calmissima ma dentro…vivo con il senso di colpa.
E ancora:
Speravo che questa visita andasse un po’ meglio, lo vedo che non è migliorato. Cammina con il tutore, corre ma inciampa, non ha la forza. Cerco di non farglielo pesare, ad esempio evito di portarlo al parco perché questa estate è successo che si è reso conto che gli altri bambini corrono veloce e lui non riesce. Invece prima era veloce. Quindi mi dice che è diverso dagli altri. Lo porto a cavallo o a nuoto perché così non si rende conto di essere diverso. La mia vita da quando è successa questa cosa è un incubo perché la salute dei figli è la cosa più importante per un genitore.
Continuo la mia vita perché devo avere un minimo di sfogo, devo anche lavorare perché non ho l’aiuto economico da parte del padre. Non ho ancora ricevuto una chiamata dalla famiglia quindi devo per forza mettermi un sorriso e lavorare ma dentro sono devastata. E’ così. Il mio sogno è che mio figlio corra come prima e sacrificherei tutto. Il resto non conta. Quelli del resort non si sono fatti sentire, non sono riuscita a fargli causa perché sono tutte cose di società in Egitto…E’ impossibile avere giustizia e anche questo fa male. Vorrei guardare in faccia questo dottore e vorrei che chiedesse scusa a mio figlio e a me.
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