La sua prima apparizione pubblica è stata nel 2009 quando ha partecipato a X Factor e lo ha vinto, poi, l’anno successivo, ha partecipato al Festival di Sanremo arrivando terzo e nel 2013 con il brano l’Essenziale il Festival lo ha vinto. Stiamo parlando di Marco Mengoni, il 30enne originario di Ronciglione che oggi è uno degli artisti più seguiti d’Italia e che vanta alle spalle già 10 anni di carriera, come lui stesso ha dichiarato nel corso di una lunga intervista rilasciata al settimanale Sette: "Io sono un po’ un’eccezione proprio perché a trent'anni ho già 10 anni e passa di carriera…". Il cantante ha iniziato sin da giovanissimo a perseguire le sue passioni, allontanandosi molto presto da casa e mostrando quindi una forte determinazione nel raggiungere i propri obiettivi, oltre ad avere avuto anche un po’ di fortuna:
Si me lo ripeto sempre. Però è anche vero che quando avevo 16 anni me ne sono andato via da casa ed è iniziato il mio cambiamento, sono andato a cercare altro da quello che non mi dava più il mio paese di 8 mila anime, Ronciglione, anche se è un bellissimo borgo medievale in Alto Lazio, anche se mi ha dato tantissimo e radici forti. Mi sono buttato, ci ho provato e tutti i giorni mi sveglio e penso come sono stato fortunato! Non ho cercato quello che è avvenuto, cercavo di seguire la mia passione, non la fama […] Sentivo che dovevo andare e un giorno ho detto a mio padre e mia madre: voglio andare via. Mamma, mamma italica doc, si è messa a piangere, papà ha detto: “Se passi da quella porta devi mantenerti, io non ti darò niente”. Adesso lo ringrazio. Vivevo in una casa umile, al Tuscolano, pagavo mi pare 250 euro. Facevo il fonico in uno studio registrando pubblicità, e facevo il barista in un pub a Frascati. Già al paese lavoravo, a 14 anni facevo il cameriere, i turni d’estate; ero un solitario, lo facevo per combattere la timidezza. Mio padre mi ha insegnato a faticare e poi io sono de coccio, Capricorno ascendente Vergine: ho vissuto la prima parte della vita più testardo, come il Capricorno, ora sono più preciso, Vergine. Sono stati anni di fatica, ma ho imparato come fare la spesa, come arrivare a fine mese. Ancora oggi faccio quasi tutto io, in casa, e metto a posto prima che arrivi la signora che viene per le pulizie.
Nonostante Mengoni abbia lasciato molto presto il suo paese, non ha mai dimenticato le sue radici e i suoi familiari che continuano ad essere dei punti di riferimento - alcuni pur non essendoci più - come ad esempio i nonni:
Il nonno paterno si chiamava Sestilio, è vissuto con me da quando avevo 2 anni perché nonna morì giovane, mi ha fatto quasi da genitore, di più: oggi è la mia comfort zone, quello che in psicologia chiamano punto di pace. Con lui andavo a funghi, al lago di Vico, facevo passeggiate al Fontanile e oggi spesso torno là con la mente. Quando vai verso il buio, la comfort zone ti riporta a galla, ti porta via da là: sorrido sempre quando penso a mio nonno.
Nella lunga intervista Marco ha raccontato uno dei periodi più delicati che ha dovuto affrontare durante la sua adolescenza a causa dei suoi chili di troppo:
E nonostante siano passati parecchi anni, quell'immagine di ragazzo grasso ancora non lo abbandona, anzi lo sprona a fare sempre meglio:Sono arrivato a pesare 105 chili, forse mangiavo per combattere l’insicurezza, sì anche la Nutella... poi quasi naturalmente, forse per un cambiamento ormonale, sono arrivato a 62, ho perso quasi 40 chili. Ora sono 83.
Mi vedo come con i chili in più, mi è di aiuto, mi porta a fare sempre di più, sempre meglio, a non mollare la guardia mai, a non tornare là. È una fase della mia vita che mi porto dietro e con la quale combatto meglio il mostro che non c’è più. Se voglio una cosa la raggiungo con tutti i mezzi possibili. […] Io il bullismo me lo facevo da solo, io con me stesso. Mi privavo di tutto, di uscire, di mettere gli occhiali da sole; sempre stato un lupo solitario, poco sociale: molto forte la parte animale ma quella sociale meno, mi vergognavo a fare tutto, anche a mettere una maglietta.
Dopo quel periodo non facile, il cantante ha iniziato a mettere in atto alcune strategie mettendosi anche in situazioni scomode per apportare delle migliorie alla sua vita:
Ora chiamo il taxi e prenoto al ristorante, sono migliorato! Ma all'inizio quel che mi ha aiutato molto è stato lavorare fuori 24 ore a contatto con il pubblico. Fare il cameriere è stata la prima forzatura. […] Mi sono messo in situazioni scomode, come viaggiare da solo: prima dell’ultimo album Atlantico sono partito da solo con il mio zaino, certe volte ho anche avuto paura, facendo l’autostop a Cuba un signore che mi aveva dato un passaggio imbrocca una stradina, entra in un cancello, mi sono detto è finita, chiamo la Farnesina, ma in realtà poi quel signore era veramente alla ricerca di benzina (di contrabbando!) ed è ripartito.
Durante questi anni di carriera Marco Mengoni ha avuto tante soddisfazioni e vanta anche una collaborazione con il grande Lucio Dalla che, affascinato dalla sua voce lo ha voluto al suo fianco per incidere la ballata Mary Louise:
Tutto è iniziato con una terribile gaffe da parte mia. Mi chiama questo numero sconosciuto, alla prima non ho risposto, alla seconda uno mi dice sono Lucio e io dico Lucio chi? e ho riattaccato. Poi mi hanno chiarito che mi cercava davvero Dalla e non mi trovava, e sono andato a Bologna in questa casa bellissima e parliamo, parliamo, e io friggevo perché erano venute le sette di sera e alle nove avevo il treno. Abbiamo registrato in mezz'ora. Oggi l’avrei fatta diversa, forse meglio, ero giovane. Ma mi spiace che i 12enni di oggi non avranno modelli di riferimento come Dalla, De André, Gaber ma anche Lauzi, Endrigo... Non sanno chi è Michael Jackson! Meglio o peggio non so, mi dispiace per loro perché non gli insegnano ad ascoltare questi capolavori, molti di loro dovrebbero essere nei libri di scuola.
Nonostante il suo trampolino di lancio sia stato proprio il piccolo schermo ha dichiarato - durante l’intervista - di accendere la televisione solo per compagnia quando dipinge, altra grande passione del cantante:
Non guardo la tv: in salone ho lo schermo, ma la tengo bassa inchiodata su tre canali, mi fa compagnia quando dipingo, ma non voglio distrazioni». […] Ho fatto l’istituto d’arte e mi piace, mi appassiona vedere le cose prendere forma. La pittura a olio mi permette di non chiudere mai un quadro, perché non asciuga, lo posso riprendere dopo un mese o un anno, dipende dal diluente.
Mengoni inoltre, ha commentato così il suo rapporto con il cellulare: "Fa parte della mia vita, ma lo uso, non lo subisco: è un di più" e a proposito dei social, alla domanda su chi sceglierebbe tra Chiara Ferragni e Luigi Di Maio - anch'essi 30enni come lui - il cantante ha risposto che la sua scelta ricadrebbe sicuramente sulla famosissima influencer, nonostante non l’abbia mai conosciuta:
Non c’è mai stata l’occasione ma se capitasse le farei tanti complimenti. Lode a una giovane che si interessa di queste cose, mi genufletto: io non ci sarei mai arrivato con la dedizione alla tecnologia che mi contraddistingue. Un genio, la Ferragni. […] Mi sento vecchio, più che 30 anni ne sento 50, e quando ragiono su questo fenomeno, capisco di essere controcorrente. Capisco tutto, capisco mia cugina più piccola che segue queste persone che influenzano superficialmente — con trucchi, parrucchi, abiti — ma in altri casi si spingono oltre. Condizionano le persone in modo più profondo, acquisiscono un gran potere. Io vado in punta di piedi, per paura di condizionare gli altri. È molto più debole la sensibilità reattiva, diciamo la capacità critica che c’è dietro uno schermo, ed è troppo facile tutto oggi, anche distruggere le persone. Io sono sicuro che, se si dovesse pagare per un commento, la gente ci penserebbe di più.
E a proposito della sua vita privata:
La mia vita privata sui social non mi va di mettercela, se è privata non mi va di mettere in mezzo persone che non c’entrano con la mia fama. Io faccio questo mestiere e io devo essere fucilato in piazza, ma non voglio che i miei cari siano massacrati. Ci tengo a proteggere le piante, figurarsi le persone che mi stanno accanto!
Marco nel corso dell’intervista si è soffermato anche sulla società odierna, sulle ideologie delle nuove generazioni e sui punti di riferimento mancati rispetto ai tempi addietro:
Noi qui siamo messi meglio di chi ci ha preceduto, la mia generazione è più aperta in tutti i sensi e mi dispiace per le persone che ci governano non si aprano alla natura. Io sono un 30enne antico, ma anche oltre, avanti anni luce. Sono aperto a tutto, sarò l’ultimo naïf ma non vedo barriere, confini, per me la Terra non è di nessuno. Non contemplo paletti e muri, non mi accorgo della tonalità della carnagione o della scelta di amare un uomo o una donna. Ma la mia vita privata è mia, se ti va di sentire la mia gioia, il mio dolore, ti senti i miei dischi. Io voglio vivere questa vita il meglio possibile, purtroppo noi trentenni, anch'io, abbiamo difficoltà a viverla, con questo tempo che corre troppo veloce. L’unico consiglio che do ai ragazzi come me è: vivete. Domani può succedere tutto.
A fine intervista, Mengoni si è fatto un augurio, ovvero quello di vivere il più a lungo possibile per vedere come va a finire e ha rivelato gli anni che gli farebbero comodo: “Facciamo 180 anni”.
E voi cosa ne pensate delle sue parole?